mercoledì 24 aprile 2013

LE HO MAI RACCONTATO DEL VENTO DEL NORD - Daniel Glattauer

Mi sono imbattuta in diverse recensioni positive di Le ho mai raccontato del vento del Nord, per cui le aspettative con cui mi sono avvicinata all'opera prima di Glattauer erano piuttosto alte. Sono state attese? E' difficile dirlo. La prosa è sicuramente molto bella, strutturata ed elegante. La trama almeno sulla carta è interessante ed intrigante. Un uomo, si ritrova nella casella di posta una mail inviata per errore da una donna, ed inizia così uno rapporto di amicizia che si trasforma poco per volta in qualcosa di più profondo, senza però mai arrivare ad un incontro reale. Un romanzo epistolare simile in tutto e per tutto ai grandi romanzi epistolari dell'800. C'è stato però qualcosa che poco mi ha convinto. Da una parte c'è l'immediatezza della posta elettronica, che rende il tutto molto più veloce dei tradizionali scambi epistolari, al punto che quando uno dei due ritarda di qualche ora nella risposta, subito si scatena l'ansia da abbandono. Dall'altra parte, e questo è probabilmente un mio limite, c'è questo continua necessità di analizzare tutto ciò che viene detto, o meglio scritto, una relazione talmente verbosa da cadere spesso nella noia. La cosa che più colpisce è il fatto che questo libro sia scritto da un uomo, perché riesce a descrivere certi meccanismi mentali ed emozioni che sono tipici della mente femminile, dimostrando una grandissima sensibilità. Un buon libro, insomma, un pò verboso, ma sicuramente con una prosa e un costrutto stilistico interessanti.

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Titolo Originale: Gut gegen Nordwind
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mercoledì 17 aprile 2013

FA BEI SOGNI - Massimo Gramellini

Fa bei sogni di Gramellini è un altro di quei romanzi che già da un po' mi ero ripromessa di leggere e poi, per un motivo o per l'altro, veniva sempre scartato a favore di qualcos'altro. Probabilmente era perché avevo paura di ciò avrebbe potuto risvegliare il racconto autobiografico dell'autore. Perdere un genitore è sempre un dramma, a qualunque età questo avvenga. E' un dramma quando avviene in età avanzata e si sa che è nell'ordine naturale delle cose, è un dramma quando avviene da un po' più giovani e non si è ancora pronti a salutare, ma lo è ancora di più se questo avviene in tenera età e non si hanno ancora gli strumenti emotivi e cognitivi per affrontarlo. E questo è quello che è successo al giornalista torinese, che in questo romanzo ci racconta le sue difficoltà nell'accettare la morte della madre quando lui ha solo 9 anni e come questo abbia segnato tutta la sua adolescenza e parte della sua vita adulta. Mi ha molto colpito il rapporto con suo padre. Un uomo a sua volta distrutto dal dolore, un padre di quella generazione cresciuta nella convinzione che i padri fanno i padri e le madri le madri, e che non riesce quindi a creare un vero rapporto con suo figlio e pur di proteggerlo gli nasconde la verità. Salvo poi nei momenti più importanti dare il suo supporto e il suo consiglio. E' un libro dolce e triste (o salato come le lacrime che tira fuori), ma allo stesso tempo ironico e divertente, come solo la vita può esserlo.

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domenica 14 aprile 2013

NEMESI - Philip Roth

Tra i vaccini obbligatori in Italia, c'è quello contro la poliomelite. Non mi ero mai interessata troppo su che tipo di malattia fosse e cosa comportasse fino a quando non mi sono imbattuta in Nemesi di Roth. Fino agli anni '50 epidemie di questa malattia colpiva i bambini di tutto il mondo portandoli in pochissime ora alla paralisi e nei casi più gravi la morte. Roth ambienta il suo trentesimo ed ultimo romanzo nel corso dell'epidemia che nell'estate 1944 ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti. Le vicende narrate avvengono all'interno della comunità ebraica di Newark e hanno come protagonista il giovane Bucky Cantor. Bucky presenta tutte le caratteristiche di quello destinato a grandi cose. Orfano, educato in maniera dura, ma sana, dal proprio nonno a dare il sempre il meglio di se, molto amato e ben voluto dai suoi giovani studenti. Bucky però si macera nel senso di colpa, a causa della sua forte miopia non si è potuto arruolare, mentre tutti i suoi amici sono in Europa o stanno combattendo contro il Giappone. Il senso di colpa è il compagno di vita costante di Bucky e diventerà per lui insopportabile nel momento in cui i giovani ragazzi del campo estivo in cui lavora cominceranno ad ammalarsi. Bucky a torto o a ragione si ne sentirà colpevole, al punto che, pur ammalandosi lui stesso, rinuncerà a tutto ciò che di bello la vita avrebbe potuto dargli in quanto non meritevole di essere felice.
I temi che Roth tocca sono temi universali: l'indignazione verso Dio di fronte alle tragedie, il senso del dovere che si trasforma in senso di colpa, lo scontro con il destino, Quanto dipende da noi e quanto è già disegnato o deciso da qualche parte. Di fronte a queste domande le reazioni possono essere diverse: una scrollata di spalle, l'impegno a dare sempre il meglio di sè stessi, affrontare ciò che la vita ci pone davanti cercando di viverla e di non subirla, o l'arresa totale di fronte alle tragedie. E questa è la strada che il protagonista di Nemesi sceglie caricandosi sulle proprie spalle colpe non dovute e rinunciando per questo a vivere.

La scrittura di Roth, asciutta e diretta, colpisce forte. E' difficile dire se un suo libro è bello o brutto. I suoi romanzi, e Nemesi non fa eccezione, fanno pensare. Non sempre può essere piacevole, sicuramente è sempre utile.

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venerdì 12 aprile 2013

BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE - Alessandro D'Avenia

Era da un pò che volevo leggere Bianca come il latte, rossa come il sangue, opera prima di Alessandro D'Avenia. Per qualche strano motivo, però, tutte le volte che mi capitava a mano in biblioteca o in libreria o era pronta a scaricarlo sul mio ebook, c'era qualcosa che mi tratteneva, una sorta di istinto che mi portava verso altre pagine. Ho capito ora che avrei dovuto continuare a dar retta a quell'istinto, perchè questo romanzo non mi è piaciuto per niente. E non è una questione di stile o di scrittura, da quel punto di vista, D'Avenia se la cava discretamente bene, e proprio la storia ad essere brutta. Più che brutta, banale, stereotipata e di una faciloneria veramente fastidiosa. Non c'è nulla di sbagliato nel parlare di morte, di adolescenti che devono far fronte al loro diventare adulti, di amore e di amicizia, basta farlo bene e soprattutto in maniera genuina e non stereotipata. Rossa come il sangue, bianca come il latte, invece, trasuda di stereotipi: l'amica da sempre innamorata del protagonista, il giovane professore sognatore (certe scene ricordano proprio l'attimo fuggente), la storia triste strappalacrime. Dopo due pagine era già chiaro come sarebbe andata a finire. Insomma, il mio consiglio, è lasciate perdere.

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