domenica 11 dicembre 2011

TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K. - Ágota Kristóf

Terminata l'ultima pagina di Trilogia della città di K., di Ágota Kristóf, ho chiuso il libro e l'ho tenuto in mano per un po' come per cercare di assimilare al meglio tutte le emozioni che l'autrice è stata in grado di suscitare.
Si tratta infatti di un libro che di certo non lascia indifferente il lettore sia per quanto raccontato, sia per la prosa sia per la struttura narrativa.
La storia si dipana attraverso le tre parti della trilogia, raccontandoci le vicende dei due gemelli Klaus e Lucas, un viaggio nell'orrore e nel dolore umano, raccontato però senza pietismi, grazie a frasi brevi, incisive e laconiche, che vanno dritte al punto. L'orrore infatti non ha bisogno di troppe parole per essere descritto.
Questo tipo di narrazione insieme alla scelta di non definire chiaramente la collocazione geografica della città di K. e il periodo temporale della vicenda, fanno sì che la storia narrata e i personaggi descritti dalla Kristóf possano essere considerati delle figure allegoriche per denunciare gli orrori di tutte le guerre, indifferentemente da dove avvengano e da chi vi prende parte.
È un libro che colpisce forte alla stomaco, non certo piacevole, ma che una volta iniziato non è possibile non terminare. 

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domenica 4 dicembre 2011

CICLO DI LANDOVER - Terry Brooks

Sulla scia del successo ottenuto con il brillante Il magico regno di Landover, Terry Brooks prosegue la sua narrazione con altre storie ambientate nel mondo fatato al di là delle nebbie, popolato di esseri fantastici, dove la magia esiste davvero e dove un uomo come il protagonista Ben Holiday può cercare la vita avventurosa che aveva sempre sognato e mai vissuto.
Nel primo libro della serie, l'idea originale e divertente di Brooks che sta alla base della storia è sufficiente a tenere in piedi l'intera struttura del romanzo. Essa si esaurisce nell'ambito del romanzo stesso, lasciando al lettore una sensazione di compiutezza e soddisfazione. Viene restituito in pieno il senso del meraviglioso provato dal protagonista nell'interagire con un mondo che lui stesso credeva potesse essere solo frutto della propria fantasia. Il lettore entra subito in sintonia con lui e insieme a lui vive avventure mirabolanti.
Negli episodi seguenti, questa che era la "benzina" grazie alla quale il motore filava via liscio, ora è esaurita. Il magico regno di Landover diventa una delle tante ambientazioni fantasy, privata di tutto il fascino con il quale ci aveva conquistati, ridotta al rango di fondale per le poco interessanti avventure di un re che, se all'inizio ci aveva conquistati per la sua tenacia e il suo coraggio, adesso ci infastidisce per il modo ingenuo e disinvolto con il quale è pronto a cadere nei più stupidi tranelli di improbabili avversari, tanto rumorosi quanto inconcludenti.
Il tentativo di Terry Brooks di dare una morale alle sue fiabe è lodevole, il tema della fiducia in se stessi, della forza dell'amicizia, dell'inganno che trova il suo più prezioso alleato nella solitudine, sono il filo conduttore con il quale le storie vengono presentate, la loro struttura di base. Ma i personaggi e le loro imprese non sono all'altezza di quanto visto nel primo dei cinque romanzi che compongono la serie.
I cattivi di fronte ai quali tremavano i polsi, diventano macchiette, molto fumo e poco arrosto. Paradossalmente l'unico avversario convincente viene incontrato nel "nostro" mondo, durante uno dei ritorni sulla Terra compiuti dai personaggi, il quale riesce a fare paura senza troppi trucchetti e incantesimi roboanti ma con il semplice uso della psicologia.
E` probabile che Terry Brooks abbia voluto dare un'impostazione più adatta a un pubblico giovane, se non proprio infantile, alla propria opera, da cui deriverebbe questa sorta di generale "ammorbidimento" dei toni. Scelta legittima che non riesce però a mitigare la delusione di chi dal primo libro era rimasto affascinato.

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domenica 6 novembre 2011

AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA - Mario Vargas Llosa

Tutte le volte che leggo un romanzo di un autore sudamericano rimango colpita dalla loro facilità di descrivere l'amore in maniera semplice, senza le sovrastrutture culturali della letteratura europea. E Avventure della Ragazza Cattiva del premio nobel Vargas Llosa presenta la stessa caratteristica. Avrebbe potuto non essere così, considerata la scelta di raccontare un amore che di semplice non ha proprio nulla. Il tema affrontato è infatti un classico della letterarura: un amore non corrisposto che dura tutta una vita, fatale e spietato.
Ricardito, il niño bueno protagonista del romanzo, inseguirà disperatamente la sua agognata niña mala perché quello è il suo destino. E, nonostante tutto quello che lei gli farà passare, continuerà ad amarla, non può fare altrimenti. Attraverso questo amore sofferto, l'autore ci presenta il tormento del Perù e di chi è stato costretto a malincuore ad abbandonarlo, vivendo da esule.
Il tema forse non è dei più originali, ma la caratterizzazione della niña mala è semplicemente perfetta e la narrazione è accattivante. In definitiva un gran bel romanzo d'amore.

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Titolo originale dell'opera: Travesuras de la niña mala
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sabato 22 ottobre 2011

TEMPESTA DI SPADE - George R.R. Martin

La monumentale saga di George Martin continua spedita verso una meta sempre più lontana e sempre meno intelligibile. Ogni speculazione su qualsivoglia futuro sviluppo della trama è totalmente inutile, come già nei precedenti capitoli, anche Tempesta di spade riserva ogni genere di sorprese e colpi di scena (alcuni decisamente spiazzanti), di conseguenza riporre troppe aspettative o troppo affetto in un personaggio o nell'altro non porta ad altre conseguenze che non siano frustrazione e delusioni. Verrebbe quindi da pensare che non valga la pena perdere del tempo nel leggere una simile fonte di dispiaceri e tuttavia non si può fare altro che arrendersi di fronte alla propria inesauribile curiosità di vedere cosa succede dopo.
L'intera saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è un'opera che dà dipendenza senza però dare assuefazione. Ogni volta infatti si comincia un nuovo capitolo con tutte le buone intenzioni di restare impassibili di fronte alle inevitabili disfatte che i propri eroi incontreranno, refrattari a emozioni che possono scaturire nel vedere il proprio beniamino in difficoltà se non addirittura prossimo alla fine. Ma è tutto inutile. La passione finisce col travolgere e ci si trova immischiati per l'ennesima volta nel gelido abbraccio della Barriera, nelle umide e insidiose lande del Tridente, nel soleggiato e subdolo Sud, nelle esotiche e spietate terre sulle sponde del Mare dell'Estate.
Tempesta di Spade è un'opera ricca di eventi che si sviluppano soprattutto nella seconda parte, la prima, lenta, è più una preparazione a quanto accadrà in seguito. Martin dimostra la consueta abilità nel rappresentare ciascun personaggio, riuscendo peraltro a mantenere il giusto distacco nei loro confronti, senza mai dimostrare un particolare attaccamento o preferenza. La narrazione è sempre scorrevole, niente intoppi, il meccanismo è ormai ben oliato e fila via liscio, seguendo una struttura collaudata e sicura. Si potrebbe sollevare un'obiezione su certe scelte nello sviluppo della trama. Alcuni eventi infatti sono un po' troppo eclatanti e stridono con l'estrema (relativa) coerenza di tutto l'impianto. Martin costringe il lettore ad accettare in più occasioni che certi personaggi siano in grado di manovrare dietro le quinte ogni genere di complotto o di scoprire in anticipo pressoché ogni mossa del proprio avversario, mentre altri sono totalmente alla mercé dei propri nemici, incapaci di vedere oltre il proprio naso, abilissimi nel prendere le decisioni sbagliate, solerti nel cadere in ogni genere di trappola che venga tesa sotto i loro piedi. La cosa che stupisce è che difficilmente a un autore si dà credito oltre un certo limite, quando ci si trova di fronte a certe soluzioni. Con Martin invece, non solo gli si concede altra attenzione ma, nonostante i vari maltrattamenti subiti, si finisce col dedicarne ancora di più. Come dicevo, dà dipendenza e non c'è alcuna intenzione di smettere.

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giovedì 22 settembre 2011

FOLLIE DI BROOKLIN - Paul Auster

Un senso di leggerezza e di felicità. Ecco quello che si prova giunti al termine della lettura di "Follie di Brooklin" di Paul Auster. Ed è strano perché sia le premesse che l'epilogo delle vicende raccontate avrebbero potuto portare a ben altre sensazioni. Il libro si apre infatti con la decisione del protagonista, Nathan Glass sessantenne in pensione con un brutto male alle spalle, di tornare a Brooklyn, sua città natale, col preciso intento di trovare un posto tranquillo per morire.
Ma il destino ha in serbo per lui una strada ben diversa, fatta di incontri, coincidenze e persone.
La narrazione diventa così un susseguirsi di vicende e di incastri che celebrano la vita e i suoi valori fondanti: amicizia e amore, in qualunque forma. Auster, in questa opera, mette insieme tutti quelli che sono i suoi ideali e le sue passioni: la letteratura, l'amicizia, New York. L'amore che l'autore prova per la sua città traspare in maniera limpida dalle sue descrizioni, in grado di renderla familiare anche a chi non l'ha mai vista. Il finale, con la tragedia dell'11 Settembre appena accennata, crea una sorta di sospensione, come a voler segnare un prima e un dopo, quasi a voler ricordare al lettore che New York e i suoi abitanti non sono rappresentati da quella tragedia ma dalla loro forza vitale.
Un gran bel libro a cui non è possibile non affezionarsi.

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Titolo originale dell'opera: The Brooklyn Follies
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domenica 11 settembre 2011

LA FINE DELL'ETERNITA` - Isaac Asimov

La fantascienza basata sui viaggi nel tempo, come quella narrata ne La fine dell'eternità, è un'arma a doppio taglio. Da una parte c'è la curiosità di rivivere il passato o il fascino irresistibile dello scoprire il futuro, dall'altra ci sono gli inevitabili "paradossi temporali" che scattano come trappole non appena si muove un passo in più del consentito. Quando gli eventi si incastrano con certi contorsionismi incomprensibili, fra passato instabile, presente incerto e futuro improbabile, la trama finisce quasi sempre col perdersi per strada, l'autore si "arrangia" proponendo soluzioni abbozzate per risolvere la storia, che quasi sempre lasciano un senso di incoerenza, di non finito. E` una materia difficile da trattare, come tentare di afferrare una saponetta.
Il buon vecchio Isaac Asimov tuttavia non si smentisce neanche questa volta e con questo "La fine dell'eternità" ci fornisce il suo viaggio nel tempo facendo addirittura un passo più in là (come dubitarne), immaginando un futuro nel quale l'uomo non solo può viaggiare nel tempo ma addirittura di tale capacità ne ha fatto una scienza, codificata e strutturata. E, sorpresa, i paradossi temporali sono conosciuti e addirittura sfruttati per modificare appositamente il corso del tempo a favore del benessere dell'umanità. Garanti di questo meccanismo sono gli Eterni, specialisti in incognito che di fatto decidono il destino dell'uomo con l'unico scopo di migliorarne l'esistenza.
Tuttavia è facile immaginare come venga presto a galla il vero nodo della questione, cioè il libero arbitrio. Come può l'uomo essere padrone del proprio destino quando qualcuno, pur con tutte le buone intenzioni, impone le proprie scelte, vanificando di fatto gli sforzi compiuti dal genere umano per migliorare se stessi? Nel momento in cui gli Eterni decidono che quel tentativo può rivelarsi pericoloso o addirittura fatale per la sopravvivenza dell'intera razza umana, essi intervengono in un preciso momento del passato, con metodo scientifico, in modo tale da modificare gli eventi futuri. Il mondo potrà così proseguire la sua avventura sereno e inconsapevole.
La domanda che si pone è: cosa è preferibile? La pace e la sicurezza di una gabbia o i rischi e i pericoli di un'esistenza libera e indeterminata?
La risposta può sembrare scontata ma il metterla poi in pratica non lo è affatto, soprattutto se la si applica alla nostra vita. Il dilemma che Asimov ci pone di fronte è più quotidiano di quanto possiamo immaginare, con in più l'aggravante delle "buone intenzioni". Sì perché, se i famosi manipolatori fossero i classici nemici brutti, sporchi e cattivi, la lotta per liberarci dal giogo verrebbe supportata anche da un legittimo senso di rivalsa nei loro confronti. Sarebbe tutto più facile. Asimov invece ci propone praticamente dei sant'uomini, sacerdoti-scienziati, intorno ai quali si è venuta a creare un'aura divina, austera che intimorisce e provoca un senso di rispetto in quei pochi "comuni mortali" che hanno il privilegio di averci a che fare.
Una volta di più, le visioni del futuro proposte da Asimov non sono banali speculazioni basate su un'idea brillante. Qualcuno potrà chiamarla fantascienza d'altri tempi, fuori moda, tuttavia gli spunti offerti da questa come da altre storie impongono riflessioni che interessano e interesseranno le generazioni di oggi e di domani. Esse partono da temi più profondi, che trascendono le questioni attuali, le paure moderne, i dubbi del giorno dopo. La finestra che Asimov ci apre con i suoi romanzi offre una vista da una posizione molto elevata e per questo ci permette di vedere più chiaro e più lontano. Come solo i grandi classici sanno fare.

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martedì 16 agosto 2011

STORIA DELLA MIA GENTE - Edoardo Nesi

Mi aspettavo molto di più, o forse qualcosa di diverso, da "Storia della mia gente", opera vincitrice del Premio Strega 2011. Il tema affrontato da Nesi è uno di quelli importanti, che avrebbe potuto dare vita ad una grande storia. L'autore, ex imprenditore tessile, ci racconta infatti la situazione del distretto del tessile pratese, che da florida realtà economica si è trasformato in un territorio in crisi in balia dei fenomeni della globalizzazione. L'analisi da lui fatta è spietata ed è un fortissimo j'accuse alla nostra classe dirigente che non ha saputo capire, affrontare e salvaguardare la realtà delle piccole e medie imprese dalle minacce dell'economia mondiale. E fin qui tutto bene, le argomentazioni sono solide e per molti versi condivisibili, peccato però che il titolo del libro sia "Storia della mia gente" ma di storie di pratesi non c'è traccia. Nesi si limita a raccontarci della sua adolescenza da figlio di papà borghese con il mondo in mano e del suo essere diviso tra l'obbligo dell'impresa di famiglia e il desiderio di essere uno scrittore. Ma questa narrazione risulta essere inutile, se non quasi fastidiosa per il suo indulgere nell'autocompiacimento. Manca del tutto la narrazione della laboriosità dei piccoli imprenditori italiani, su cui per anni la nostra economia ha prosperato e degli operai che hanno sostenuto questa crescita.
Niente da dire invece sulla scrittura di Nesi, incisiva e diretta, piena di citazioni da cui traspare l'amore dell'autore per il lavoro dello scrittore e per la letteratura.

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mercoledì 3 agosto 2011

QUEL CHE RESTA DEL GIORNO - Kazuo Ishiguro

Sono pagine piene di malinconia quelle che compongono il romanzo di Ishiguro. La malinconia di chi, dopo aver dedicato tutta la propria vita al lavoro, si trova  a stilare il bilancio di quello che è stata la sua esistenza, rendendosi conto di quanto può avere perso. La forza di Quel che resta nel giorno è soprattutto nella capacità dell'autore di trasmettere al lettore quelli che sono i sentimenti del suo protagonista, non descrivendoli in maniera diretta, ma facendoci entrare nel suo mondo e nel suo ambiente. Tutto in questo romanzo è crepuscolare e malinconico a partire dal paesaggio della campagna inglese che fa da sfondo al viaggio del personaggio, fino alla dimora in cui ha lavorato per tanti anni che ha ormai perso i fasti di un tempo.  
Sicuramente Ishiguro non ci presenta un personaggio piacevole a cui si ci può facilmente affezionare, anzi più volte nel corso della lettura si sarebbe tentati di prenderlo a schiaffi per scuoterlo e vederlo muoversi seguendo quelli che sono i suoi sentimenti e non il suo senso del dovere. Ma è proprio questo lo scopo che l'autore voleva raggiungere, invitare i suoi lettori a riflettere sulla propria vita per non sprecare se non tutto almeno quel che resta del giorno.

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lunedì 1 agosto 2011

NEUROMANTE - William Gibson

Considerato un "must" per gli amanti del genere cyberpunk, Neuromante offre un inquietante sguardo sul futuro dell'umanità. Con uno stile spigliato e decadente, Gibson ci porta in un domani non lontano, dove la simbiosi uomo-macchina è completa, al punto che si distingue a fatica il confine fra i due mondi. L'uomo è in parte macchina e la macchina è in parte uomo, sebbene la macchina resti ancora confinata in una sorta di dimensione parallela, il cyberspazio appunto, nel quale però Case, il protagonista, ci bazzica spesso e anche volentieri, alla ricerca di informazioni da rubare, di protezioni da scardinare, utilizzando virus informatici e altri strumenti iper-tecnologici. Niente a che vedere con il solito ragazzino nerd che mette in imbarazzo gli amministratori di rete dell'ente militare di turno, Case entra con la propria mente direttamente nel mondo privo di forma e di sostanza nel quale le informazioni scorrono, vengono scambiate o tenute al sicuro, per farne man bassa, per rivenderle al miglior offerente.
Gli spunti di riflessione proposti da Gibson sono numerosi e in gran parte attuali. Lo stile risente un po' dell'epoca in cui il libro è stato scritto, gli anni '80 della droga, della malavita organizzata, delle grandi multinazionali. Oggi questi fenomeni sono stati metabolizzati dall'opinione pubblica ma non per questo hanno cessato di esistere e il corso delle cose, come l'attualità ci indica, non sembra andare in una direzione molto diversa da quella ipotizzata dallo scrittore americano.
Sempre più numerose sono le acquisizioni di imprese più piccole o in difficoltà da parte di aziende di livello mondiale, addirittura in certi casi proprietarie di beni ed enti pubblici, eventi favoriti dalla recente crisi economica. Nulla di strano quindi nel paventare un futuro letteralmente dominato da queste mega-società il cui unico obiettivo è realizzare il profitto e mantenere il proprio status.
Stesso discorso per quanto riguarda la cibernetica, i passi avanti fatti nella genetica permettono di pensare a protesi e dispositivi vari impiantati nel nostro corpo per aiutarci a vivere o a sopravvivere. Niente di strano dunque nell'immaginare personaggi dotati di bracci meccanici, di lenti scure computerizzate al posto degli occhi, di organi "speciali" che possono salvare o compromettere la vita di un uomo.
Il futuro immaginato da William Gibson non è remoto, per certi versi può essere esaltante ma anche pauroso. Se a queste visioni associamo uno stile di scrittura da noir, cinico, disperato, violento, otteniamo una miscela esplosiva, coinvolgente, seducente.
Uno stile che travolge il lettore, lo inchioda con quel modo diretto e un po' volgare di presentare le scene ma che non è facile seguire. Gibson non ti fa stare a tuo agio, il ritmo è incalzante, rari i momenti di quiete, si ha sempre il fiatone e spesso non si fa in tempo a rendersi conto di cosa sta accadendo. Molte cose vengono date per scontate, l'immagine è spesso sfocata, si ha l'impressione di essere perennemente fra il sonno e la veglia, come Case, preda di qualche droga che ci porta sull'orlo di una sensazione onirica, come guardare un film in una lingua incomprensibile senza sottotitoli. A causa di questo torpore affannato, la trama scivola via, sfuggente e resta la sensazione di essere stati trasportati in una dimensione perfettamente realistica, così ricca di dettagli, così precisa nelle descrizioni, così vera da restare abbagliati ma allo stesso tempo di non essere in grado di capire cosa sta accadendo.
Resta poco della storia in sé ma, come ogni sogno agitato, alla fine rimane un senso di inquietudine, di disagio, di incertezza.

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giovedì 28 luglio 2011

IL MAGICO REGNO DI LANDOVER - Terry Brooks

Meno celebre del ciclo di Shannara, la saga di Landover è uno dei lavori più riusciti di Terry Brooks. L'autore americano è stato in passato tacciato di "scarsa originalità" e non si può certo dire che pure in questa opera brilli per inventiva. Lo spunto infatti, sebbene prenda vita da una, quella sì, idea geniale, cioè del regno magico messo in vendita in un catalogo natalizio per cittadini facoltosi, ricorda ancora altri più antichi romanzi del genere. Tuttavia la bellezza di questa opera sta proprio nell'abilità di Terry Brooks di mettere insieme nella stessa storia tutti i classici temi del genere fantasy, senza per questo cadere mai nello scontato o nel deja vù. A Landover troviamo le fate, i demoni, i draghi, i maghi e la strega cattiva, esattamente come ce li aspetteremmo. La vera sorpresa è il protagonista Ben Holiday, il classico "eroe per caso". I suoi problemi, le sue difficoltà sono tante ma la sua tenacia, la sua sagacia gli permetteranno di volta in volta di trovare la giusta via per uscire dalle prove cui il magico regno di Landover lo sottoporrà. Impossibile non schierarsi dalla sua parte, Ben è uno di noi, calarsi nei suoi panni è questione di un attimo, poche righe ed è fatta. Se a questo aggiungiamo un piccolo gruppo di stralunati amici che tentano di aiutarlo nel suo compito, aggiungendo così un po' di sale alla ricetta, otterremo un piatto prelibato da gustare fino in fondo.
La forza di Brooks sta nella narrazione, nella capacità di tratteggiare con mano sicura i personaggi e lo scenario nel quale essi affrontano le loro avventure. Landover è il luogo nel quale chiunque cerchi l'avventura, desideri riscoprire il gusto del meraviglioso e intenda dimostrare il proprio valore, amerebbe alla follia. Landover è "fatto apposta" per questo, una sorta di immenso luna park, dove però le cosiddette attrazioni sono reali e possono fare molto male. Per affrontare le sfide di Landover serve coraggio, più di qualunque altra cosa. Ben Holiday ne ha da vendere, forse l'unica vera dote di cui dispone, forse l'unica che davvero serve. Ed è proprio questo il messaggio che Terry Brooks vuole lanciare, le sfide vanno affrontate, non importa se l'esito è incerto, l'importante è trovare il coraggio per cominciare.

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lunedì 11 luglio 2011

SOFFOCARE - Chuck Palahniuk

Soffocare è il primo libro di Palahniuk che leggo. Sinceramente non so se ne leggerò altri. Ero molto incuriosita da questo autore viste le numerose critiche entusiaste delle sue opere. Ma man mano che procedevo con la lettura, la curiosità si è trasformata in un senso di fastidio. E badate bene non sono le volgarità presenti al suo interno o lo stile delle scrittore, sicuramente particolare e innovativo, a  generare questa sensazione. Il fastidio è dovuto alla mancanza di un qualunque legame tra i diversi personaggi e gli episodi presentati nel romanzo. Bisogna dare atto a Palahniuk che alcuni momenti sono veramente esilaranti e che certe idee (tipo il metodo con cui il protagonista  si guadagna da vivere) sono molto interessanti. Ma non bastano qualche idea e alcuni episodi a tenere in piedi un romanzo. Così come non basta spandere cinismo a piene mani per rendere uno scrittore un grande romanziere. Peccato, probabilmente sarebbe bastato concentrarsi su alcuni spunti senza infarcire la narrazione di personaggi ed episodi sconclusionati, per rendere Soffocare un romanzo interessante.

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sabato 9 luglio 2011

IO E TE - Niccolò Ammaniti

Ma è già finito? Questo è quello che ho pensato dopo aver letto le 110 pagine di "Io e te", ultimo romanzo di Ammaniti. La storia raccontata e i suoi protagonisti meriterebbero infatti molto più di queste poche righe.
Dopo la digressione di "Che la festa cominci" Ammaniti torna a raccontarci il difficile passaggio alla vita adulta. Momento che ognuno affronta in maniera diversa e con i pochi strumenti che si hanno disposizione a quell'età. C'è chi non vede l'ora di essere considerato grande e chi invece prova a scappare per non dover crescere. Questo è quello che prova a fare il protagonista di "Io e te", adolescente disadattato che pur di non affrontare la realtà decide di trascorrere una settimana da solo, in un rifugio sicuro, lasciando fuori il resto del mondo. Ma come tutti noi, scoprirà a sue spese che crescere è un processo che non può essere accelerato né tanto meno evitato.
Il tema è sicuramente nelle corde di Ammaniti, il cui livello di scrittura è sempre altissimo, in questo caso però la trattazione è stata un po' superficiale e sbrigativa.

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lunedì 4 luglio 2011

IO, ROBOT - Isaac Asimov

Il termine fantascienza va stretto a questa raccolta di racconti del "tirannico" Isaac Asimov. "Io, robot" non è una semplice antologia di storie fantastiche che i sempre più rari (alleluja!) detrattori di tutto ciò che è "fanta-qualcosa" bollano come lavori di stampo adolescenziale o come (sic!) "romanzi di evasione". Siamo di fronte al tentativo, riuscito, di studiare la psiche umana, a livello individuale e, tanto per gradire, pure su scala planetaria, cercando di immaginare come saremo nel domani che ci attende. Asimov ci regala uno sguardo sul futuro, dove, udite udite, non troveremo i soliti mostriciattoli alieni che si premurano di sostituire le ormai dimenticate bestie carnivore della jungla, al fine di soddisfare il nostro imbarazzante e puerile bisogno di sfogare l'aggressività repressa.
Ciò che ci attende è una società in evoluzione, iper-tecnologica, dove la ricerca scientifica ci conduce verso traguardi sempre più lontani. Una società che si pone domande, che ha paura della propria stessa intelligenza, alla quale però non può rinunciare, al punto da produrne una artificiale, autonoma e cosciente.
Affascinante quanto Asimov riesca ad essere credibile, non si fa mai prendere la mano, non racconta con l'intento di stupire il lettore, la sua non è un'invenzione ma una previsione, che si basa sulla ferrea logica della scienza. Con simili presupposti è normale scavalcare certe banalità del genere, prendere a sberle gli alieni è roba da videogames, qui si fa sul serio, qui si cerca veramente di guardare nel futuro, per scoprire come potremmo essere da qui a decine, centinaia di anni. Inutile negarlo, il livello letterario di questo maestro è di qualità superiore o, per restare in tema, di un altro pianeta.

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domenica 26 giugno 2011

APERTO TUTTA LA NOTTE - David Trueba

Una famiglia non è la semplice somma dei suoi componenti ma il modo in cui questi vivono, interagiscono e stanno insieme. Questo è quanto prova a spiegarci David Trueba in "Aperto tutta la notte". Al centro della narrazione dello sceneggiatore madrileno è la numerosa e caotica famiglia Belitre, che nel corso di una torrida estate madrilena si trova a traslocare in una nuova casa.
Trueba ci presenta una carrellata di personaggi grotteschi e surreali ognuno di loro alle prese con problemi esistenziali e drammi di vario tipo che troveranno la loro composizione solo all'interno del nucleo famigliare.
L'autore attraverso le esagerate avventure dei Belitre ci offre diversi spunti di riflessione: la crisi di mezza età dei cinquantenni, l'incapacità degli adolescenti di accettarsi e farsi accettare, la difficoltà nell'amare e nell'innamorarsi. La sua capacità è quella di farlo in maniera ironica, strappando sempre e comunque un sorriso al lettore.

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giovedì 16 giugno 2011

LA SONATA A KREUTZER - Lev Tolstoj

Questo racconto di Tolstoj, che non ha nulla a che vedere, se non marginalmente, con la Sonata a Kreutzer, è in realtà più un dialogo (ancor più un monologo) fra i due protagonisti. L'argomento trattato è la vita di coppia, che Tolstoj tenta di spiegare, ovviamente dal suo piuttosto radicale punto di vista. A prescindere dalle opinioni di ciascuno, bisogna dare atto al grande maestro russo del coraggio dimostrato nell'affrontare un argomento complicato come questo, dove ognuno ha la propria visione delle cose, tutti sono convinti di avere ragione ma soprattutto nessuno possiede veramente una teoria chiara e razionale per spiegare l'amore, un po' quello che succede quando si tenta di convincere qualcuno dell'esistenza di dio o degli ufo.
Tolstoj tenta di applicare, come è giusto che sia, un procedimento filosofico per trovare il senso dell'amore fra un uomo e una donna, per capire perché esso sia necessario o al contrario inutile, come influisca la società nei rapporti coniugali, quanto c'è di istinto, quanto c'è di raziocinio.
A riprova del fatto che l'argomento è tutt'altro che banale, lo stesso autore ha ritenuto necessario aggiungere una corposa postfazione, nella quale tenta di chiarire ulteriormente i concetti che ha cercato di rappresentare nel racconto.
Ne emerge una condanna senza appello della pratica sessuale, attività distruttiva e alienante, vera causa dei drammi umani, che porta un uomo e una donna ad unirsi e a condannare se stessi a una vita di litigi, di incomprensioni, di sofferenze. La concezione ludica del sesso viene abolita a favore di una più "sana" astensione, pratica attraverso la quale tentare l'ascesa alla purezza d'animo e quindi alla beatitudine celeste. L'atto sessuale deve quindi essere relegato a semplice necessità riproduttiva, al pari degli animali, impedendo che diventi motivo di attrazione fra uomo e donna e quindi di rovina della loro esistenza.
Questa visione negativa dei rapporti fra uomini e donne è spiazzante, soprattutto perché è priva di quegli elementi ossessivi e morbosi di certe dottrine, la cui condanna è più mirata alla conquista del controllo della mente, che alla ricerca del benessere e, in ultimo, della realizzazione dello spirito. L'approccio è, appunto, filosofico, non religioso nè oscurantista bensì assolutamente razionale. Certo è un'opera che offre spunti di riflessione e di discussione. In alternativa si può parlare degli ufo, ma senza litigare.

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mercoledì 8 giugno 2011

SOLAR - Ian McEwan

E' facile appassionarsi ai protagonisti dei libri, quando questi sono simpatici, generosi e magari anche belli. Lo è un po' meno quando si tratta di perdenti, cinici e antipatici. Perchè ciò possa avvenire ci vuole un autore veramente bravo. E Ian McEwan lo è. Il protagonista di Solar, il suo ultimo romanzo, è un premio Nobel antipatico, squallido, meschino, moralmente abietto, per il quale è veramente difficile parteggiare. Ma McEwan riesce, attraverso momenti esilaranti, a renderlo divertente e a fare appassionare il lettore alle sue disavventure amorose e professionali.
Il tema di fondo del romanzo, non è come si può pensare leggendo la quarta di copertina, il riscaldamento globale e l'ecologia ma la capacità di ognuno di noi di mantenere sempre vive le proprie passioni e ambizioni, pur dovendo venire a patti con il mondo che ci circonda e con i meccanismi economici e sociali che ci spingono ad apparire sempre sulla cresta dell'onda, non importa a quale prezzo.
Un buon libro, a tratti divertente, sicuramente però non un capolavoro.

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Guarda questa intervista a Ian McEwan, condotta da Paolo Giordano al Circolo dei Lettori:


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sabato 4 giugno 2011

L'UOMO DUPLICATO - Josè Saramago

Il tema del doppio ha sempre affascinato gli scrittori di tutti i tempi. Saramago, ne L'uomo Duplicato, lo tratta però in maniera decisamente nuova. Non più una persona con due diverse personalità, bensì due persone distinte, con due vite diverse ma identiche nell'aspetto, pur non essendo in alcun modo parenti.
Quanto è importante il sapere di essere unici e non copia di qualcun'altro? Quanto l'apparenza connota un uomo in quanto tale? Questi sono i quesiti che Saramago pone a noi e ai suoi protagonisti. E Saramago cerca di dare una risposta guidandoci passo passo nell'ossessione che il protagonista matura verso il proprio doppio fino ad un finale spiazzante e stupendo.
Si tratta di un tema sicuramente interessante e intrigante, l'inizio del romanzo è coinvolgente e spinge il lettore a volerne sapere di più. Il finale è di quelli che colpiscono e rimangono. Peccato però che la parte centrale sia lenta e noiosa, il protagonista eccessivamente inetto e poco attrezzato ad affrontare la sua vita, a tal punto da risultare fastidioso. Il vero valore di questo romanzo sta nello stile e nella scrittura di Saramago. L'ironia pungente, continue intrusioni del narratore nella storia, il non utilizzo delle virgolette nei dialoghi rendono lo stile di Saramago innovativo ed unico.

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martedì 31 maggio 2011

LA STORIA - Elsa Morante

Più che un romanzo, la Storia di Elsa Morante è una lunga cronaca in forma di racconto. Non c'è una vera e propria trama, con inizio, sviluppo e conclusione, piuttosto si assiste agli eventi così come accadono, senza davvero riuscire ad intravedere la mano della narratrice, la quale riesce ad essere quasi del tutto trasparente. Si tratta di un'opera piuttosto impegnativa, sia per il peso specifico che per il tema trattato, lo spaccato di un momento storico che rappresenta uno spartiacque nel nostro recente passato, la seconda guerra mondiale. Il punto di vista è quello della gente del popolo, la più impreparata, la più indifesa, la più inconsapevole. Vengono presentati numerosi personaggi e ciascuno contribuisce a suo modo alla storia: gli anziani idealisti ma ignoranti, la madre vittima e senza difese, il figlio ribelle e individualista, il giovane sognatore sempre sconfitto, il bambino inconsapevole ed entusiasta.
Ciascuno di essi rappresenta persone che possono essere davvero esistite, poiché vivono una quotidianità che può appartenere a ciascuno di noi, seppure immerse in un contesto estremo, come quello della guerra. Possono anche essere viste come allegorie, con comportamenti che si possono rapportare ad intere popolazioni, che percorrono un cammino durante il quale evolvono, cambiando mentalità spesso loro malgrado, vedendosi costrette a fare scelte per adattarsi alle nuove condizioni in cui di volta in volta si trovano a vivere (o più ancora a sopravvivere), illudendosi di risolvere i propri problemi ignorandoli o imponendo soluzioni apparentemente efficaci e tuttavia tragicamente figlie di una scarsa lungimiranza. In particolare Elsa Morante si sofferma sulla parte di popolazione che di solito gli eventi li subisce poiché più inerte, più inconsapevole, nella quale è forse più facile leggere gli effetti dei moti della Storia.
Non c'è un personaggio al quale potersi affezionare, nessuno di essi sembra davvero padrone del proprio destino, la loro personale storia passa e va, si mescola a quella con la "S" maiuscola, portando il suo modesto contributo ma nulla più. A volte sono così tanti che la narrazione, per dare spazio a tutti, diventa dispersiva, si perde in innumerevoli dettagli per i quali ci si trova spesso a chiedersi se davvero siano necessari, desiderando invece di potersi soffermare di più sugli episodi più interessanti. Ma forse è proprio questo l'intento, nessun gesto merita di essere raccontato più di un altro, tutti vanno a far parte della Storia e quindi è necessario raccontarli tutti.
Senza dubbio è un libro ricco di spunti, sui quali riflettere, per i quali indignarsi o commuoversi. A volte, annoiarsi.

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mercoledì 18 maggio 2011

BISCOTTI E SOSPETTI - Stefania Bertola

Ad essere cattivi si potrebbe definire Stefania Bertola la Kinsella italiana. Le vicende narrate nei suoi libri sono sempre molto leggere, con personaggi ed intrecci al limite del credibile e Biscotti e Sospetti non sfugge a questa regola. All'interno di un elegante condominio della collina torinese si muovono diversi personaggi in un intreccio di amori, intrighi e sospetti. Ma ad essere sinceri il paragone con la Kinsella fa torto alla scrittrice torinese il cui stile è spumeggiante e brillante e riesce a regalarci veri momenti di divertimento. I suoi personaggi sono sì un po' strampalati ma è facile riconoscere in ciascuno di loro un qualche elemento che li rende vicini a noi. Una lettura leggera per qualche ora di relax e divertimento.

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lunedì 16 maggio 2011

MAMMUT - Antonio Pennacchi

Mammut è il primo romanzo di Antonio Pennacchi. Scritto nella metà degli anni '80 e pubblicato dopo diversi rifiuti solo nel '94, rimane tuttavia estremamente attuale. Si fa un grande parlare in questi ultimi tempi di operai, sindacati, sindacalisti, padroni. Ma molti di noi in realtà non sanno esattamente di cosa si parla quando si nomina la classe operaia e il lavoro di fabbrica. In Mammut Pennacchi racconta una storia di fabbrica e di conflitti sindacali, di fratellanza e solidarietà sociale, il tutto intrecciato con la vicenda umana e politica del rappresentante sindacale protagonista del romanzo. Il quale, dopo anni di lotte per il progresso della classe operaia, deve venire a patti con il padrone, prima, con la consapevolezza, poi, che gli operai sono una classe in estinzione, esattamente come i Mammut.
Un bel libro, dalla scrittura asciutta ed essenziale, che ci permette di capire meglio non solo il passato, ma anche il nostro presente.


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mercoledì 11 maggio 2011

JULIE & JULIA - Julie Powell

Cosa ho imparato leggendo Julie & Julia? Il fatto che un film sia molto bello, non implica che il libro da cui è tratto lo sia altrettanto. Ho deciso di leggere questo romanzo dopo essere rimasta affascinanata dal film interpretato da Meryl Streep e ne sono rimasta veramente delusa. Erano diversi i motivi per cui avrei dovuto trovare piacevole la lettura del romanzo di Julie Powell: amo cucinare, ho un blog, abbiamo circa la stessa età. Ma tutto questo non è bastato. Il libro è risultato terribilmente noioso: un viaggio all'interno delle despressioni e delle ossesioni della protagonista a volte vermamente ridicole. Neanche le parti in cui lei cucina riescono ad animare la narrazione. Non una ricetta elencata per intero, non un momento di vera gioia nel cucinare, la protagonista si è data un compito e lo devo portare a termine fino in fondo, snaturando del tutto quello che è il piacere della cucina.
La prossima volta che vorrò leggere un libro, dopo aver visto un bel film ci penserò su due volte.

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Leggi il blog del Julie/Julia Project

Guarda il trailer del film Julie & Julia tratto dal romanzo:

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sabato 7 maggio 2011

IL CODICE DA VINCI - Dan Brown

Certi romanzi si leggono anche sull'onda dell'entusiasmo diffuso, come questo Codice da Vinci di Dan Brown, di cui si è fatto un gran parlare, visti i temi trattati. I misteri, si sa, attraggono sempre la fantasia popolare, inoltre le opere di Leonardo, che a quanto pare affascinano particolarmente gli americani, sono tornate molto di moda negli ultimi tempi, come se improvvisamente qualcuno si fosse accorto che Leonardo da Vinci era un genio e geniali i suoi lavori e le sue idee.
Al di là di tutte le speculazioni che si possono fare su quanto raccontato nel libro, il Codice da Vinci resta un romanzo giallo dall'impostazione tradizionale, dove, a fronte di un delitto iniziale, si raccontano gli sforzi del protagonista per scoprire il colpevole e il movente. L'avvio è intrigante, decisamente la parte più riuscita di tutto il romanzo, inchioda il lettore con un perfetto mix di mistero, suspense e azione.
Passati i primi, concitati momenti, si procede con lo sviluppo della trama e il ritmo cala notevolmente, con qualche accelerata ogni tanto ma senza mai raggiungere l'intensità dei primi momenti. Il grande appeal di quest'opera non risiede tanto nella qualità della narrazione ma nei numerosi spunti di riflessione che offre. Non a caso è su questo aspetto che si concentrano le innumerevoli discussioni, tanto è vero che dei protagonisti della storia e delle loro motivazioni resta poco o nulla, a nessuno interessa il destino del professore Robert Langdon, quello che conta sono i misteri che ci svelerà.
Come spesso accade però, quando si parla di certi temi, si finisce con l'assecondare il desiderio di "scoperta" del lettore, svelando segreti a manciate, per cui certe teorie sono talmente tirate per i capelli da risultare fastidiosamente artificiose e certe conclusioni così affrettate da suscitare ilarità.
Succede così che un libro partito sotto i migliori auspici, si perde per strada, satura il lettore di congetture gratuite, lo obbliga a dare per scontate un sacco di cose, lo costringe a sorbirsi qualunque fantasia facendole passare per verità finalmente svelate, per segreti che infine non saranno più tali e che ci permetteranno così di gioire perché qualcuno si è preso la briga di aprirci gli occhi.
Probabilmente sarebbe sufficiente limitarsi a pensare che Dan Brown è uno scrittore in gamba, che ha avuto un'ottima idea per un romanzo e che ha pensato, scrivendolo, di piacere a tanti lettori. Tutto il resto sono fiumi di parole di coloro che non riescono mai a trovare il limite fra ciò che si vede e fra ciò che si vorrebbe vedere.

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Visita il sito ufficiale di Dan Brown
Visita il sito ufficiale del film tratto dal romanzo Il Codice da Vinci
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mercoledì 13 aprile 2011

UOMINI E TOPI - John Steinbeck

C'è un'amarezza di fondo in questo spietato romanzo di Steinbeck, tale da non lasciare scampo. Giunti alla fine di Uomini e Topi, resta un profondo senso di frustrazione, dovuto al fatto che gli eroi per i quali si parteggia sono destinati a soccombere. E non si tratta di una sorpresa, Steinbeck lo mette in chiaro fin da subito, è evidente che i due protagonisti sono due poveri sprovveduti, profondamente onesti ma drammaticamente impreparati ad affrontare il mondo. Tuttavia hanno un sogno, talmente bello che vale la pena mettersi in gioco. Sanno che sarà dura ma sanno anche che, se si impegneranno, potranno farcela. Eppure, per quanta dedizione ci si possa mettere, ci sono persone che partono da così in basso che è veramente difficile risalire la china, il percorso è accidentato e, pur con tutta la prudenza e l'esperienza di cui si dispone, basta un passo falso per precipitare.
Alcuni lo sanno, ci provano ma si fermano quando si rendono conto che proseguire vorrebbe dire rischiare troppo. Preferiscono accontentarsi di quel poco che hanno ottenuto e vivere sereni, sebbene non felici.
Altri si illudono di aver ottenuto ciò che desideravano e si circondano di beni d'ogni sorta per rendere più reale questa loro illusione. Ma è come la baracca dei porcellini, basta un soffio di vento per portare via tutte le convinzioni.
Poi ci sono quelli che vivono un'intera vita nella speranza, un giorno, di poter finalmente tentare la scalata ma non hanno il coraggio di buttarsi. Restano prigionieri di se stessi, chiusi in una sorta di oblio, incapaci di ammettere che non riusciranno mai a cominciare, che hanno troppa paura di lanciarsi per inseguire il loro sogno.
Infine ci sono quelli che il sogno già lo vivono ma, e sono i più scellerati, non se ne rendono conto e vagano nella costante, infruttuosa ricerca di qualcos'altro, che nemmeno loro sanno cosa sia. Forse perché, avendo già posseduto un sogno, magari perché regalato da altri, non ne hanno più e si perdono.
Orchestrare un'opera simile è impresa che solo un maestro della letteratura può compiere. In poche pagine, Steinbeck mette in scena una rappresentazione della vita vera, senza fronzoli e con una certa ruvidezza che pone il lettore nella scomoda posizione del testimone controvoglia, il quale vorrebbe che le cose andassero diversamente ma deve ammettere che non può essere così.

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Visita la pagina ufficiale dei Premi Nobel per John Steinbeck
Visita il sito del museo di Salinas dedicato a John Steinbeck
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sabato 5 marzo 2011

SINGLOIDS - Persichetti Bros

... E quando i Peanuts diventarono grandi, si chiamarono Singloids! Nati da un'idea tutta italiana, i Singloids sono tre simpatici "ometti", un po' nerds, un po' artisti, impegnati nella improba sfida quotidiana di dare un senso all'esistenza. Senza esagerare, quello che permette di entrare subito in sintonia con i nostri piccoli grandi eroi è questa loro capacità di affrontare temi quotidiani e drammi cosmici con lo stesso piglio critico, auto ironico e un po' disincantato.
Tanti sono i richiami, anche se sempre molto delicati, al grande Schulz, a cominciare dalla gentile ironia e dal perfido sarcasmo che permea tutte le vignette. Poi c'è il senso di inadeguatezza dei protagonisti, i quali però, adulti e maturi, non ne sono atterriti ma ci convivono, consci dei loro limiti ma non per questo meno combattivi o rassegnati. Ad ogni vignetta i nostri si comportano come se tutto fosse già visto, già fatto, una sorta di cinismo-corazza dietro il quale difendersi dalle avversità della vita moderna, salvo poi cadere nelle ingenuità più esilaranti o negli entusiasmi più infantili.
Richiami che valgono anche per i personaggi femminili, protesi nello spasmodico tentativo di realizzarsi e allo stesso tempo coscienti del fatto che la strada è fatta di ostacoli e di sacrifici e richiede quindi pazienza e perseveranza.
A supporto di tutto ciò ci sono poi delle trovate geniali, come il robottino alieno, il navigatore satellitare e i vari oggetti più o meno dotati di vita propria che, con la loro tecnologia fatta per aiutare, finiscono col dare filo da torcere ai nostri piccoli-grandi eroi.
Trecento strisce di ottimi fumetti e di sicuro divertimento.

Visita il blog dei Singloids, con le nuove avventure
Visita il blog dei Persichetti Bros

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domenica 27 febbraio 2011

LA SIGNORA DELLE CAMELIE - Alexandre Dumas

Quello di Dumas figlio è un romanzo "estremo". Non ci sono vie di mezzo, quando si parla di amore è passione bruciante, quando si parla di ragione è freddo calcolo. La Signora delle camelie è una donna ancora molto attuale, in una società come la nostra che si suppone lontana anni luce, in fatto di costumi, da quella parigina di metà '800. Nell'era di Sex and the City, torme di "mantenute" come la bella Marguerite Gautier si guadagnano il loro posto nella società, ricevendo, in cambio dei loro servigi, compensi forse diversi da quelli elargiti all'epoca ma provenienti sempre dallo stesso tipo di clienti: ricchi facoltosi, tendenzialmente anziani.
Forse la cosa che davvero è cambiata è la possibilità per gli innamorati di realizzare il loro sogno senza troppi timori di essere ostacolati, come accade invece ai due amanti, la cui struggente storia, così magistralmente raccontata da Dumas, spinge alla commozione più sincera.
E' certo però che, a distanza di più di un secolo, quello che per l'anziano era un mezzo per contrastare la solitudine e la decadenza della vecchiaia e per il giovane un modo di godere di amore a buon prezzo senza passare attraverso le pastoie della società, al giorno d'oggi sembra essere diventato solo e soltanto un espediente per illudersi e illudere di essere importanti, qualunque sia l'età e l'estrazione sociale. Una sorta di legittimazione: esisto perché ho qualcuno che mi ama. Pietosa autocommiserazione, quel qualcuno nutre più affetto per le banconote che per chi le possiede, dove stia l'ipocrisia non è così scontato.
Resta un'aridità di fondo, ben lontana dalla febbrile passione di due innamorati. Chi gode di una simile gioia è portatore della vera bellezza dell'animo umano ma si pone suo malgrado sotto la minaccia di una comunità alla costante ricerca dell'ordine, incapace di accettare incontrollate pulsioni. Simili energie devono necessariamente essere incanalate e, se possibile, sostituite con surrogati come il lavoro, il potere, la ricchezza, la reputazione.
Quando tuttavia giunge il momento di tirare le somme, tutti i nostri sforzi si vanificano di fronte al manifestarsi della nostra vera natura, costringendoci ad ammettere come solo uno, nelle sue varie forme e misure, è il sentimento che rende una vita degna di essere vissuta, che può, per chi crede, redimere agli occhi di Dio una vita di peccati: solo e soltanto l'amore.

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sabato 19 febbraio 2011

LA REGINA DELLA CASA - Sophie Kinsella

Non sono un'appassionata di Sophie Kinsella e non avrei mai letto "La regina della casa" se non fosse che mi è stato caldamente consigliato. Bisogna ammettere che lo stile della Kinsella è divertente e piacevole e in questo romanzo ci sono alcuni momenti veramente esilaranti ma, tolto questo, rimane ben poco. La storia è trita e ritrita, i personaggi insulsi e degni dei peggiori romanzi rosa.
Non riesco a capire per quale motivo quest'autrice riscuota così tanto successo tra le donne, considerati gli stereotipi su cui basa i suoi romanzi. Consigliato solo se proprio non sapete come passare due ore del vostro tempo.

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Visita il sito ufficiale dell'autrice
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sabato 5 febbraio 2011

BEN HUR - Lew Wallace

Quella di Ben Hur è una storia epica con la "E" maiuscola. Una di quelle storie che partono da lontano, come un temporale e poi si avvicina, cresce lentamente, si gonfia, fa quasi paura ma allo stesso tempo affascina, attrae, la si vuole assaporare, si pregusta il momento in cui esploderà in tutta la sua forza ma senza fretta, per avere il tempo di assorbire ogni dettaglio fino all'esaltazione finale. Quella narrata dal "generale" Wallace è una vicenda appassionante, fatta di personaggi straordinari, intensi, in grado di catturare e scatenare emozioni, di portare a gioire per essi, di fremere e commuoversi per essi. Sarà la forza del dramma, l'eroismo delle gesta, l'ambientazione in quello che si può considerare uno dei momenti storici più affascinanti e misteriosi, se non il più affascinante e misterioso della vicenda umana. Sarà per tutte queste cose insieme, Ben Hur è un romanzo da leggere e rileggere, per ritrovarsi ogni volta immersi in una grande storia, di quelle che fanno sognare.

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Guarda il trailer del film di William Wyler ispirato al romanzo (in lingua originale):

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mercoledì 2 febbraio 2011

PASTORALE AMERICANA - Philip Roth

Tutti quanti guardiamo all'America come il luogo dove ogni cosa è possibile. Gli Stati Uniti sono il paese in cui, lavorando duro e impegnandosi nella propria attività, si può solo crescere nella scala sociale e aumentare il proprio benessere. Ma a quale prezzo? Questo è ciò che si chiede Roth in Pastorale Americana.
Protagonista del romanzo è lo svedese Symeour Levov, alto, biondo, affascinante giovane di successo con la scuola e le donne. Eredita dalla sua famiglia la fabbrica di guanti, frutto del lavoro di due generazioni, e ci si impegna con tutto se stesso, non perché sia quello che vuole, ma perché è quello che deve fare. Sembra tutto perfetto nella sua vita, una bella casa, un'attività ben avviata, una famiglia serena. Ma la ricerca della felicità rischia di lasciare sul terreno delle vittime. Chi non riesce ad integrarsi in questo meccanismo ne rimane stritolato o prova ad opporsi attraverso atti violenti, destinati al fallimento. Come accade alla figlia dello svedese, il quale vede andare in pezzi le sue convinzioni e prova senza successo a tenere in piedi la propria famiglia e i suoi affetti, costruiti con tanta fatica.
E' un romanzo duro e spietato, che ci ricorda che non è tutto oro ciò che luccica e che è inutile provare a scappare o a nascondersi dai propri drammi, poiché questi ci troveranno comunque.

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lunedì 31 gennaio 2011

IL SORRISO DI ANGELICA - Andrea Camilleri

Gli anni passano anche per il commissario Montalbano, personaggio di cui Camilleri ha scritto per la prima volta nel 1994.
Con l'età arriva anche la nostalgia della gioventù. E` sufficiente il sorriso di Angelica per risvegliare in lui una passione di stampo adolescenziale.
Ma lo scorrere del tempo non si evince tanto dai cambiamenti nel commissario, ma dai non cambiamenti della trama. L'ultimo romanzo ripete infatti sempre gli stessi schemi narrativi, gli stessi clichè e gli stessi personaggi caricaturali.
Ciononostante è un romanzo che funziona, la trama fila via liscia come l'olio e l'uso del dialetto siciliano è piacevole e spassoso come sempre.
Che dire, forse sarebbe ora per Camilleri di abbandonare il suo tanto amato personaggio.

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martedì 25 gennaio 2011

L'AMICO RITROVATO - Fred Uhlman

Quella de "l'amico ritrovato" è una novella tanto breve quanto efficace e il messaggio di Fred Uhlman è chiaro: un uomo va giudicato non per ciò che è ma per ciò che fa.
La necessità umana di catalogare quel che ci circonda spesso va oltre i confini del bisogno, diventa mania, persecuzione, schiavitù, della mente prima che del corpo. Si oltrepassa il limite nel momento in cui il nome si sostituisce alla sostanza, la mente si limita a compiere l'associazione parola - immagine, prima ancora dell'associazione parola - materia. Si compie un'ingiustizia quando si spinge il prossimo a preferire la prima alla seconda. E` così che lo squalo diventa innanzitutto un mostro assassino da abbattere, un pollo solamente un pezzo di carne nel cellofan, un uomo niente più che un concorrente/avversario nella propria corsa al benessere.
Questa sorta di bidimensionalità del pensiero è una piaga ancora molto radicata, anche nella nostra "istruita" epoca, non c'è voglia, non c'è tempo di spostare la prospettiva per scoprire la moltitudine di tridimensionalità nascoste dietro ogni cosa. Così ci perdiamo gran parte del divertimento del vivere.
Emblematica è la scena in cui il padre del protagonista, ebreo e quindi vittima delle scelte razziste della Germania nazista, decide di uscire di casa indossando l'uniforme militare, dimostrando così, nonostante venga implicitamente accusato di rappresentare un pericolo per il paese, di essere orgoglioso per aver combattuto fra le fila dell'esercito tedesco, insieme a chi, come lui, quel paese lo voleva rendere grande.
L'uomo anela ad elevarsi ma l'ottusità di cui continua ad essere vittima nel corso dei secoli è ciò che più lo allontana dal suo obiettivo, rendendolo inevitabilmente più simile alla bestia di quanto non vorrebbe lui stesso ammettere.

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domenica 23 gennaio 2011

SPINGENDO LA NOTTE PIU` IN LA` - Mario Calabresi

La storia della famiglia Calabresi che Mario, figlio del commissario e affermato giornalista ci racconta in questa breve opera, è legata loro malgrado a quella del nostro Paese. A differenza della cronaca e delle analisi politiche, "spingendo la notte più in là" è un tentativo di raccontare la vicenda del commissario Calabresi dal punto di vista spesso trascurato, per non dire ignorato o dimenticato, delle vittime del terrorismo.
Al di là di tutte le speculazioni, indagini, congetture che si possono fare sull'argomento, ciò che resta è l'amarezza di coloro ai quali è stato negato il diritto di crescere con il supporto della propria famiglia. In particolare come in questo caso, dove l'imposizione nasce da una decisione unilaterale, basata su supposizioni prive di fondamento.
Merito di Mario Calabresi è di focalizzare la sua opera sull'aspetto umano della vicenda, sofferenze, difficoltà, frustrazioni che una vittima del terrorismo si trova costretta a subire per tutta la vita, a prescindere dalle scelte, dalle posizioni, dalle attività che il bersaglio del terrorista conduceva.
Ciò che rimane è il vuoto lasciato da una persona la cui sorte viene decisa sulla base di decisioni estranee alle regole del diritto, principio questo, fondante per ogni democrazia degna di tale nome e per coloro che per la democrazia si prodigano.
Ciò che rimane è la frustrazione di chi si trova nel mezzo di una guerra dichiarata sottovoce, che per sua stessa natura è destinata al fallimento ma che, pur restando inutile, riesce a produrre come unico, deplorevole risultato, la sofferenza di chi, di quella guerra, non era nemmeno a conoscenza.
Ciò che rimane, quando ogni cosa finisce, è un imbarazzato silenzio, da parte di tutti, caratteristico di chi sa di essere in difetto, di essere in qualche misura colpevole, di non aver fatto abbastanza o di aver fatto troppo.
Ciò che rimane, per l'ennesima volta in questo spaesato paese, è la sensazione di aver scelto, fra i tanti sentieri sul nostro cammino, ancora una volta quello sbagliato.

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mercoledì 19 gennaio 2011

MANGIA, PREGA, AMA - Elizabeth Gilbert

Dopo aver chiuso Mangia, Prega, Ama di Elizabeth Gilbert il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato "ma perche' l'ho letto?" Probabilmente perchè il film che ne è stato tratto, con protagonista Julia Roberts, è carino e simpatico (qui potete leggere la nostra recensione al film). Ma il libro non è per niente così. Caso editoriale negli Stati Uniti, Mangia, Prega, Ama racconta il viaggio dell'autrice in Italia, India e Bali, condotto allo scopo di ritrovare sè stessa dopo un brutto divorzio e una storia d'amore finita male. Il viaggio, lungo un anno, si divide in tre parti: Roma (mangia), India (prega) e Bali (ama). Se la prima parte, pur essendo piena di luoghi comuni sul nostro Paese, è tutto sommato divertente, la parte dedicata all'India è di una noia mortale, nulla trasmette del misticismo del luogo in cui la protagonista si trova. E la parte su Bali è fin troppo scontata, un paradiso terrestre, un uomo affascinante e ovviamente l'amore.
Direi una lettura non consigliata, se proprio siete curiosi molto meglio il film.

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Guarda il trailer del film tratto dal romanzo:
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domenica 16 gennaio 2011

LO SCONTRO DEI RE - George R. R. Martin

Lo Scontro dei Re è il secondo capitolo dell'imponente saga di George Martin, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Per chi ha letto il primo romanzo Il Gioco del Trono, non ci saranno sorprese, nel senso che ritroveranno la stessa impostazione e lo stesso stile di scrittura che li avevano conquistati. Vengono introdotti alcuni nuovi personaggi, altri si evolvono, altri, in piena tradizione "martiniana", si perdono.
Gran parte del racconto si risolve in un crescendo che porterà all'evento chiave della battaglia delle Acque Nere. Martin dà prova di essere un romanziere abile e spregiudicato, conduce la narrazione come un direttore d'orchestra, con mano sicura, con uno stile di scrittura "muscolare".
La tecnica del punto di vista viene mantenuta, con la stessa efficacia, trascinante, travolgente in certi punti (come durante la descrizione della battaglia di cui sopra).
Affascinante la resa delle descrizioni d'ambiente, fortemente caratterizzate, si percepisce un colore dominante legato alle varie scente, non perché venga esplicitamente menzionato ma perché frutto delle sensazioni fornite dai vari personaggi.
Indice di gradimento molto alto, quindi. Tuttavia vanno fatte alcune considerazioni.
Le storie proposte da Martin sono accattivanti ma allo stesso tempo anche molto frustranti. Lo scrittore statunitense è infatti spietato nei confronti dei suoi personaggi e di conseguenza anche dei lettori che vi si affezionano. La delusione che si prova nel veder fare una brutta fine al proprio eroe preferito o nello scoprire che il geniale piano per uscire dai guai naufraga in un ignobile insuccesso, priva il lettore di quel senso di appagamento a cui si riterrebbe aver diritto. Bisogna però ammettere che, grazie a questa sorta di "verismo", quantomai suggestivo, trattandosi di fantasy, non si corre mai il rischio di prevedere come andrà a finire e questo inevitabilmente rende la storia molto attraente. O al contrario suscita un senso di repulsione, perché si arriva al punto di pensare che "tanto andrà comunque a finir male".
Per avvicinarsi a quest'opera colossale è necessario un approccio costruttivo e volenteroso. Se mai qualcuno insiste ancora nel considerare il fantasy un genere per ragazzi, ebbene questo, come tanti altri, è un buon esempio per dimostrare quanto tale affermazione sia fuori luogo. In particolare per Lo Scontro dei Re e per tutta la saga in generale, è necessaria la consapevolezza che si sta affrontando un'opera impegnativa. Per dirla in termini più adeguati, quel che avete per le mani non è uno stiletto ma una pesante spada a due mani, che richiede perizia e muscoli d'acciaio.

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Guarda il trailer della serie televisiva ispirata alla saga (lingua originale):


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venerdì 14 gennaio 2011

CHI E` MORTO ALZI LA MANO - Fred Vargas

E` difficile definire il genere di appartenenza di "Chi è morto alzi la Mano" di Vargas. Limitandosi alla trama, la definizione corretta è quella di Giallo. Un enorme albero di faggio compare misteriosamente in un giardino, una persona scompare e quattro personaggi indagano sugli avvenimenti. Ma l'indagine non è l'elemento caratterizzante dell'opera della Vargas. Al lettore non rimane impresso il percorso che ha portato a risolvere il caso. Ciò che maggiormente colpisce è il modo in cui la Vargas descrive i vari personaggi che si muovono al suo interno. Protagonisti assoluti sono i tre storici (o i tre evangelisti come sono soprannominati) che si trovano ad indagare sul caso, coadiuvati dall'ispettore Vandoosler. La loro assoluta ingenuità, il loro essere completamente immersi, a causa del loro lavoro, nel passato li rende assolutamente improbabili come investigatori. Ma è proprio qui la forza del romanzo.
E` un libro spassoso e godibile, soprattutto grazie ai dialoghi tra i quattro protagonisti e per l'ironia che li muove.
Una volta letto il primo è impossibile non voler leggere le altre avventure degli evangelisti.

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lunedì 10 gennaio 2011

ALMOST BLUE - Carlo Lucarelli

Ammetto di avere un debole per Lucarelli, che ho imparato ad apprezzare grazie alla trasmissione Blu Notte. La sua capacità di raccontare e di incantare attraverso le parole mi ha sempre affascinato e Almost Blue, suo primo romanzo, non delude le aspettative. Protagonisti della vicenda sono Simone, studente cieco con la passione per la musica e le voci, Grazia, giovane detective, e l'Iguana, terribile serial killer che terrorizza le notti bolognesi.
La trama viene narrata dai loro tre punti di vista, nevrotico quello della detective, folle quello del serial killer, basato su suoni e rumori quello di Simone. E il rumore e la musica sono la base portante dell'ambientazione creata da Lucarelli. Le voci che escono dallo scanner di Simone, il suono del disco che cade sul piatto e Almost Blue di Chet Baker, sono gli elementi che più coinvolgono il lettore nella vicenda.
E` una lettura agevole che non stanca il lettore, una trama ben costruita e personaggi che colpiscono e rimangono nel cuore. Una lettura consigliata agli amanti del genere.

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Ascolta Almost Blue cantata da Chet Baker:

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giovedì 6 gennaio 2011

CASINO ROYALE - Ian Fleming

Bond, il mio nome è James Bond! Il personaggio inventato da Fleming è entrato ormai nell'immaginario collettivo grazie ai numerosi film tratti dai suoi romanzi. Ma quanto sono simili il Bond cinematografico e quello originario dei romanzi? La lettura di Casino Royale, primo romanzo della serie, lascia decisamente spiazzati. Ne emerge un James Bond molto diverso da quello presentato nei film. Fleming mette in luce un aspetto romantico di Bond che contrasta con l'idea di affascinante sciupafemmine sempre pronto ad un'avventura, ma a non impegnarsi troppo se non nel suo lavoro. Per il resto tutti gli elementi che caratterizzano le avventure di 007 ci sono tutti: la bond girl bella e affascinate, la corse in macchina, i drinks e il lusso. Una lettura consigliata a chi ama lo stile patinato dei primi film.

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Guarda il video dell'intervista a Fleming in cui spiega come è nato James Bond (in lingua originale):


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lunedì 3 gennaio 2011

LA STRADA - Cormac McCarthy

Un padre, un figlio, una strada. Questi sono gli unici personaggi del bellissimo romanzo di Cormac McCarthy, La Strada. L'uomo e il bambino non hanno nome, la strada non è identificabile e il periodo temporale non è indicato. Una terribile catastrofe ha distrutto la terra e la maggior parte della popolazione umana, gli ultimi rimasti lottano per la sopravvivenza distruggendosi l'un l'altro. In questa desolazione si muovono i due protagonisti, uniti dal legame padre e figlio che è più forte di qualunque tragedia e sventura.
Anche la scrittura è scarna, asciutta, in grado di rendere tutta l'angoscia che pervade il padre nel suo proteggere il figlio.
E` un libro in bianco e nero, angosciante, bellissimo, dolorosamente avvincente. Assolutamente da leggere.

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