domenica 23 novembre 2008

FIRMINO - Sam Savage

E' strano il rapporto di amore e odio che gli uomini hanno sviluppato con i topi e i ratti. Se nella realtà sono bistrattati, temuti ed evitati, nel mondo della fantasia sono spesso personaggi positivi e protagonisti di grandi racconti, basti pensare a Topolino e a tutti i topi presenti nei film di Walt Disney.
Firmino, il protagonista del romanzo dell'esordiente Sam Savage, non sfugge a questa regola e il lettore troverà semplice immedesimarsi in lui. Questa volta però non si tratta di un topo dal bell'aspetto o portatore di chissà quali valori positivi, al contrario è un ratto brutto, sfigato, malinconico e perverso. L'unica nota positiva che lo rende simpatico è il suo amore per i libri.
Firmino si ciba di libri, dapprima nel vero senso della parola per non morire di fame e proseguendo con il tempo per sfuggire alla sua natura di Topo e al progresso che ingurgita il suo mondo.
Chiunque ami la lettura non può che immedesimarsi in Firmino, nella sua necessità di leggere qualunque cosa gli capiti a tiro, nel suo utilizzare i libri come antidoto alla solitudine a al cinismo del mondo esterno.
Un libro per i divoratori di libri e per chi sogna ancora leggendo.

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martedì 18 novembre 2008

OCEANO MARE - Alessandro Baricco

Lo stile di Baricco è senza dubbio molto particolare. E' la prima cosa che ti colpisce, fin dalle prime pagine, una scrittura frammentata, più simile a una recita teatrale, a un monologo. Una tecnica narrativa interessante, di cui Baricco fa largo uso, dando l'impressione di prendere i pensieri dei propri personaggi in diretta e tradurli in parola scritta, così come vengono.
Leggendo Oceano mare si ha la sensazione di ascoltare un monologo improvvisato, un racconto fatto lì sul momento, a volte impetuoso come un fiume in piena, a volte incespicante e meditabondo. E' una storia eterea, perché etereo è il luogo in cui è ambientata per la maggior parte, dove tutto si trova a metà fra realtà e sogno. E proprio come un sogno, Oceano mare giunge e si allontana così, voltando l'ultima pagina, di sé lascia tracce evanescenti e non riesce ad imprimere emozioni che rimangono nei nostri ricordi.
Un libro bello ma inutile.

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martedì 11 novembre 2008

IL DESERTO DEI TARTARI - Dino Buzzati

Quella de Il deserto dei Tartari è una storia dolorosa, perché riguarda molti di noi. E' facile riconoscersi nel protagonista e temere di finire come lui. Il tempo corre veloce, anche se non ce ne accorgiamo e non è mai sufficiente. Per questo è importante sfruttarlo bene o almeno al meglio delle nostre possibilità. Diventa fondamentale non sedersi nell'attesa che l'evento accada o peggio ancora, decidere di mettere in pratica i nostri progetti "un giorno", "quando sarà il momento", nascondendo a se stessi il desiderio che quel giorno non arrivi mai.
E' la paura di dover affrontare la situazione che ci impedisce di muoverci, un timore che non riusciamo a vincere e che ci rende sconfitti in partenza. Soprattutto quando ci renderemo conto che sarà troppo tardi per fare ciò che volevamo fare, così, oltre alla delusione, dovremo patire anche il rammarico. Un destino crudele, che ci auto-infliggiamo ma che potremmo evitare se riuscissimo a trovare la forza di affrontare le nostre paure.
Buzzati non fa sconti, rende il dramma con spietata efficacia e il suo monito non è facile da dimenticare. La fortezza al confine del deserto dei Tartari è la nostra mente, ci chiudiamo in essa, ci affacciamo sull'ignoto, prendiamo coscienza che esso esiste e che dovremo prima o poi affrontarlo ma fare il primo passo e cominciare è più difficile di quanto sembri. Naturalmente ci sono molti gradi di profondità. La fortezza, nel libro, resta sempre nello stesso posto. Se un giorno affronteremo il deserto, se saremo preparati a farlo, potremo spostare la fortezza un po' più in là, costruire un avamposto. E forse un giorno arriveremo a vedere la fine del deserto e la città del nemico. Quel che conta è che siamo noi ad arrivare fin lì, perché se restiamo ad aspettare che sia il nemico a venire da noi, perdiamo l'iniziativa, lasciamo che gli eventi accadano con i loro tempi che non sono necessariamente uguali ai nostri. Ed è così che perdiamo il tempo, letteralmente. Se siamo fortunati, potremmo capitare al momento giusto nel posto giusto. Ma più spesso non sarà così e allora non resterà che un arido senso di incompiutezza. Destino amaro, che non possiamo permetterci.

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domenica 9 novembre 2008

AMICI MIEI, MIEI AMORI - Marc Levy

Generalmente i libri rosa hanno come protagoniste le donne. In Amici Miei, Miei Amori Marc Levy infrange questa regola costruendo una commedia romantica che ha come protagonisti due uomini single e padri. Il risultato è un romanzo zuccheroso, in cui l'autore cerca di non far cadere nel ridicolo il tentativo dei due protagonisti di vivere sotto lo stesso tetto nonostante i litigi che li fanno assomigliare ad una vecchia coppia sposata.
La situazione narrata risulta essere incredibile e fin troppo idilliaca con personaggi troppo stereotipati per essere credibii e dialoghi al limite del probabile.
Nella rappresentazione di questo mondo perfetto in cui l'amore e l'amicizia vincono sempre su tutto, gli unici a mantenere una parvenza di credibilità sono i due bambini, figli dei protagonisti, che si trovano ad assistere stupiti alle schermaglie pseudo amorose dei loro due padri.
E' il classico romanzo da spiaggia, che scorre via facile e senza troppi sussulti. Quello che rimane alla fine della lettura è l'aria di South Kensington, talmente ben descritta, che viene voglia di andare a vedere da vicino il caffè di Ivonne e la libreria di Mathias

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