mercoledì 31 luglio 2013

E A MIO NIPOTE ALBERT LASCIO... - David Forrest

Non ho un gran bel rapporto con i libri comici. Non so come mai, ma per qualche strano motivo la comicità scritta non mi arriva. Per questo motivo "E a mio nipote Albert lascio l'isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a poker" è stato una gradita sorpresa e una felice eccezione a questa mia difficoltà. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1969 in Inghilterra e in Italia tradotto nel 1977. Da allora nonostante il successo riscosso e le richieste di ristampa, non è più stato ripubblicato fino allo scorso anno quando Il Saggiatore ha deciso di riproporlo. E meno male, direi io. Il lungo periodo di oblio è probabilmente dovuto ai timori, da parte delle case editrici, che i temi trattati potessero risultare datati e non più avvincenti. Il romanzo è infatti una feroce satira della guerra fredda. Russi e Americani si trovano a contendersi una sperduta e minuscola isola di pochi metri quadri nel canale della Manica, inviando sul posto due contingenti militari. Forrest, in realtà uno pseudonimo dietro a cui si nascondo due giornalisti inglesi, ci racconta le vicende dei due gruppi militari costretti a stretto contatto e che poco per volta impareranno a conoscersi e uniranno i propri sforzi per un obiettivo comune: la produzione di alcolici. La guerra fredda e l'antimilitarismo potrebbero sembrare datati, ma il taglio dato alla narrazione e l'attenzione posta sui rapporti umani tra i due contingenti "nemici", rendono questo romanzo ancora attuale. La nostalgia di casa, l'amicizia, le donne (e l'amore) rendono gli uomini, anche se di paesi o culture diverse, molto più simili di quello che si possa pensare e in grado di lavorare insieme per un obiettivo comune, poco importa se è la distillazione di alcool o qualcosa di più alto. Ho trovato questa lettura molto piacevole e divertente, con un bel messaggio di fondo che ancorai giorni nostri rimane, purtroppo, attuale.

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Titolo originale: And to My Nephew Albert I Leave the Island What I Won off Fatty Hagan in a Poker Game

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lunedì 29 luglio 2013

LA BANDA DEGLI INVISIBILI - Fabio Bartolomei

Un romanzo come La Banda degli invisibili poteva essere solo opera di un autore italiano. E non è per i temi sociali e politici affrontati, che ovviamente fanno riferimento al nostro paese, ma è per il mix tra risate ed amarezza tipico della commedia all'italiana. Leggendo le avventure dei 4 protagonisti del romanzo di Bartolomei si ride e si ci diverte tanto, ma allo stesso tempo si riflette sulla nostra società, sui valori che la contraddistinguono, sull'importanza dell'amore e dell'amicizia.
I componenti della Banda degli invisibili sono 4 amici ultra settantenni che nonostante l'età ad essere considerati inutili ed invisibili, appunto, non ci stanno. Mossi da un forte senso civico dovuto alla loro esperienza di partigiani cercano a modo loro di combattere l'inciviltà e la decadenza morale da cui sono attorniati con iniziative dapprima puramente goliardiche fino ad arrivare al rapimento di un importante uomo politico, solo per il piacere di sentirlo chiedere scusa.
Bartolomei attraverso le avventura dei suoi protagonisti fa un'analisi piuttosto spietata del nostro paese e della nostra società: giovani senza futuro, anziani dimenticati e soli, difficoltà economiche, inciviltà e maleducazione. Analisi resa ancora più pesante dal fatto che ci viene proposta da persone che hanno lottato e rischiato la vita per la libertà dell'Italia e che non si capacitano di cosa sia diventata.
Antidoti alle miserie della nostra società sono l'amicizia e l'amore che ad 80 anni come a 15 ci permettono di continuare a sognare e di guardare al futuro con speranza, o almeno di trascorrere serenamente giornate che altrimenti sarebbero vuote e prive di senso.
Una bella lettura per riflettere sorridendo.

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domenica 14 luglio 2013

L'ULTIMA CORSA PER WOODSTOCK - Colin Dexter

Come lettrice tendo ad innamorarmi facilmente dei detective dei romanzi gialli che leggo. Ho un debole per il commissario Adamsberg, protagonista dei romanzi della Vargas, e da ragazzina adoravo Poirot. Non riesco però a capire se nel mio cuore ci sarà spazio o meno per l'ispettore Morse, investigatore inglese un po' orso, amante dell'enigmistica, uscito dalla penna di Colin Dexter. L'ultima corsa per Woodstock è il primo romanzo che lo vede come protagonista. E forse, proprio per questo motivo, non è riuscito a far scoccare la scintilla. Probabilmente il personaggio è ancora un po' acerbo, e il rapporto con Lewis, la sua spalla investigativa deve essere ancora rodato. Ci sono comunque tutti gli elementi per renderlo interessante. Morse non è il classico detective sempre sicuro di se stesso e perfetto conoscitore dell'animo umano, anzi nel corso della narrazione lo vediamo più volte in difficoltà sia dal punto emotivo che da quello fisico, arrivando a fare quasi tenerezza. Spesso burbero, con delle difficoltà di relazione con i suoi simili emana però un certo fascino. Per quanto riguarda la vicenda, si tratta di un giallo dalla struttura molto classica: una giovane donna scompare e viene trovata morta poco dopo. Dexter ci racconta l'indagine seminando indizi e false piste, arrivando ad un finale per certi versi inatteso. Penso proprio che gli concederò una seconda chance.

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Titolo originale: Last bus to Woodstock
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venerdì 12 luglio 2013

IL GIARDINO DEI SEGRETI - Kate Morton

Non posso prendermela con nessuno se non con me stessa. Ogni tanto non riesco a trattenermi dall'acquistare libri, sopratutto in offerta, che dovrei già sapere che difficilmente potranno piacermi. E questo è proprio quello che è successo con Il giardino dei segreti. Che a pensarci bene con un titolo così cos'altro potevo aspettarmi? La trama ruota intorno ad una donna e al mistero sulle sue origini. Mistero che è pressoché impossibile non risolvere già dopo due pagine ed è talmente scontato che per tutto il romanzo ho sperato di essermi sbagliata. E' un peccato perchè i diversi personaggi, ed Eliza in particolare, sono piuttosto interessanti, con dei caratteri complicati e ben descritti. Più discutibile è invece, a mio parere, la scelta di raccontare la vicenda attraverso continui salti temporali che spostano l'attenzione sulle tre protagoniste e sulle diverse epoche in cui si muovono. Si tratta di una scelta interessante, peccato che l'autrice spesso non abbia il controllo dei vari elementi e di come questi possano passare da un'epoca all'altra. Mi sono infatti chiesta spesso come potesse una qualunque delle tre protagoniste conoscere alcuni eventi accaduti ad una delle altre. Insomma un romanzo che non mi ha lasciato nulla, se non l'insegnamento che è meglio evitare gli acquisti di impulso, soprattutto se abbiamo già la sensazione che in realtà sarebbe meglio lasciar perdere.

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Titolo originale: The Forgotten Garden
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martedì 9 luglio 2013

UN GIORNO - David Nicholls

Uno dei temi classici della letteratura prima e del cinema poi è quello dell'amicizia tra uomo e donna e della linea sottile che lo divide dell'amore. Leggendo senza soffermarsi troppo la quarta di copertina di Un Giorno si potrebbe facilmente pensare "No un'altra banalissima storia di amore/amicizia tra un uomo e una donna". In effetti gli ingredienti ci sono tutti. Due giovani trascorrono una notte insieme, rimangono amici per anni, incontrandosi e allontanandosi e poi finalmente sboccia l'amore. Ma Nicholls, in realtà, ci racconta molto di più, la storia d'amore è più che altro la copertina di qualcosa di molto più profondo e interessante. Nelle pagine del suo romanzo scorre il processo di crescita di due persone alla ricerca di se stesse che solo quando riescono ad abbandonare gli estremismi e le insicurezze della gioventù, riescono veramente a capire cosa nella vita li fa felici. Emma, la protagonista femminile, è la classica ragazza idealista che non vuole venire a patti con le brutture del mondo, assolutista nei suoi ideali e assolutamente priva di quella sana dose di cinismo che le permetterebbe di trovare la felicità senza dover a tutti i costi salvare il mondo. Il protagonista maschile, Dexter, invece è l'esatto opposto, sicuro di se e alla ricerca continua del successo, o di quello che lui considera tale, talmente preso dal suo vivere sulla cresta dell'onda che non ha neanche il tempo di capire cosa vuole veramente. La felicità per entrambi arriverà solo quando con la maturità e un minimo di esperienza impareranno a guardarsi l'un l'altro capendo veramente cosa entrambi vogliono dalla vita. E' un libro sicuramente riuscito, forse anche un po' ruffiano: chiunque può riconoscersi a un certo punto della vicenda nei desideri e nelle paure di uno dei 2 protagonisti. L'unica nota dolente è probabilmente il finale, ma non voglio rivelare troppo.
P.S il film che ne è stato tratto non vale neanche lontanamente il romanzo.

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Titolo originale: One Day
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domenica 7 luglio 2013

UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA' UTILE - Peter Cameron

Probabilmente non ho più l'età per un romanzo come Un giorno questo dolore ti sarà utile. Perchè sinceramente non l'ho capito e non ho neanche colto le motivazioni per cui viene considerato da tanti una sorta di cult. Cameron ci racconta alcuni mesi dell'esistenza di James Sveck, diciottenne newyorkese alla ricerca di se stesso, come un po' tutti a quell'età. Per cui lo seguiamo nei suoi goffi tentativi di definire la sua sessualità, nel suo rapporto con i genitori separati e per certi versi più infantili di lui, nelle sue difficoltà di rapportarsi con i suoi coetanei. Unica ancora di salvezza è la nonna che, senza mai giudicarlo, prova a capirlo e ad indirizzarlo. E devo ammettere che James per certi versi mi è anche risultato simpatico. E' un personaggio credibile: a 18 anni, chi più chi meno, siamo tutti un po' assolutisti, snob e disadattati (James è un pò esasperato in tutto questo, ma ci può stare). Il problema è dato dal fatto che la trama non conduce da nessuna parte, il romanzo non inizia e non finisce, e come se si leggesse una lunga introduzione, ma arrivati alla fine invece del primo capitolo si trova la fine. L'intento di Cameron probabilmente è quello di immergere il lettore nel senso di attesa e di inizio che caratterizza l'età di James. A 18 anni si attende che propria viti inizi, per cui tutto si cristalizza in attesa che qualcosa capiti. A mio parere il risultato non è stato dei migliori, ma come già detto potrebbe essere una semplice questione anagrafica. Per il resto è sicuramente scritto bene, con alcune trovate stilistiche, soprattutto per quanto riguarda i salti temporali, ben riuscite e dei personaggi ben delineati, anche se un po' caricaturali. Chissà che effetto mi avrebbe fatto se lo avessi letto ad un'età più vicina a quella del protagonista?

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Titolo originale: Someday this pain will be useful to you
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