sabato 30 marzo 2013

QUELLI DI ANARRES - Ursula Le Guin

Ursula Le Guin immagina un'utopia realizzata, una società basata sull'anarchia, dove Quelli di Anarres vivono nella condivisione e nell'uguaglianza. Come vivrebbe un popolo se avesse la possibilità di realizzare i dettami di un antico mentore il quale secoli prima condusse i loro progenitori su un pianeta dove avrebbero potuto vivere in splendido isolamento? Letteratura cosiddetta d'evasione a parte, uno dei grandi temi della fantascienza è il tentativo di prevedere il futuro, descrivere al lettore come la realtà si potrebbe presentare se particolari eventi si realizzassero. La LeGuin si sforza di dare al mondo di Anarres il giusto grado di verosimiglianza, la coerenza necessaria per dare al lettore la possibilità di credere che una società anarchica, basata su tradizioni storiche, con ritmi scanditi da metodi precisi e regole date a puro scopo indicativo ma senza alcun obbligo di seguirle, possa davvero esistere e prosperare.
La ricerca della felicità attraverso la libertà è da sempre la spinta che muove i popoli, il cambiamento è il combustibile necessario per alimentare la fiamma del desiderio. Per arrivare a lasciare il proprio mondo inteso letteralmente come pianeta con l'intento di  emigrare verso un altro globo, seppure relativamente vicino, come potrebbe essere la nostra Luna, ci vuole una motivazione veramente valida. Costruire una nuova forma di società anarchica può essere un motivo sufficiente. L'entusiasmo generato da un simile atto genera una spinta motivazionale sufficiente a concedere a Quelli di Anarres centinaia d'anni di vita serena e soddisfacente, pur fra le mille difficoltà di una terra arida e inospitale, che non concede nulla e costringe i suoi abitanti a notevoli sacrifici quotidiani.
Ma come in tutte le società fatte di uomini e donne, terminata la spinta dell'entusiasmo, subentrano malumori e insofferenze, il futuro si fa nebuloso, l'incertezza si insinua nelle menti e la paura nei cuori della gente.
Anche in una società anarchica serve una prospettiva, un'idea un sogno. Toccherà a Shevek, uno scienziato geniale, restituire questo sogno, che trascende ogni ordinamento e donerà all'umanità una nuova epoca.

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lunedì 25 marzo 2013

CIELO DI SABBIA - Joe R. Lansdale

Cielo di Sabbia viene definito un romanzo per ragazzi. Ho sempre considerato questa classificazione un pò fuorviante. I bei libri vanno bene per tutti, non è che raggiunta una certa età non sono più leggibili o diventano poco comprensibili. E questo romanzo di Lansdale rientra a pieno titolo nella categoria dei bei libri per tutti. Non avevo mai letto nulla di questo autore americano e spulciando in rete ho capito che i suoi capolavori sono altri, ma questo piccolo libretto mi ha veramente affascinato. Si tratta del classico romanzo di formazione on the road (più americano di così non si può). Tre ragazzi si mettono in strada, nel pieno della grande depressione, per sfuggire dalle tempeste di sabbia dell'Oklahoma. Nel corso del loro viaggio incontreranno personaggi di tutti i tipi e dovranno affrontare le avventure più incredibili. Come in tutti i romanzi di formazione che si rispettino il giovane protagonista dovrà scoprire il rapporto con l'altro sesso, crearsi i propri valori e capire che non è così semplice decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il personaggio più riuscito, a mio parere, è quello di Jane, ragazzina bugiarda e un po' saccente, ma che sprizza vitalità da tutti i suoi pori. Una bella figura di giovane donna indipendente e desiderosa di mettersi alla prova e di sentirsi libera da ogni legame. Lansdale riesce dapprima a far provare un enorme senso di oppressione. La descrizione della tempeste di sabbia è spietata, sembrerebbe non lasciare nessuno spazio ad alcuna forma di speranza. Ma lungo il viaggio, nonostante le difficoltà e la miseria da cui sono attorniati i protagonisti, si percepisce forte un senso di libertà. Alla fine ognuno troverà il suo spazio nel mondo. Direi che devo procurarmi quanto prima qualche altro titolo di Joe R.Lansdale.

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Titolo originale: Thrown to the Sky
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venerdì 22 marzo 2013

IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE - J. R. Moehringer

Non sono una grande amante delle autobiografie, ma il Bar delle grandi speranze mi ha piacevolmente colpito. Probabilmente c'entra il fatto che ho realizzato che l'autore del libro e il suo protagonista fossero la stessa persona solo arrivata a circa metà lettura. O forse che la vicenda del protagonista/autore è talmente rocambolesca per certi versi da farla somigliare più ad una finzione che alla realtà. Fatto sta che l'autobiografia di Moehringer mi è proprio piaciuta. In una prima fase la vicenda narrata sembra essere di una banalità estrema: un bambino cresce senza padre, vivendo con la famiglia allargata e disastrata della madre, alla continua ricerca di un sostituto della figura paterna mancante. Ed è proprio nel surrogato del padre che sta l'originalità della vicenda. Il giovane protagonista non troverà la figura paterna in una persona, ma in un luogo: il Publicans, il pub del suo quartiere. Nella sua descrizione l'autore ce lo presenta dapprima come un luogo mitico e misterioso, proprio come doveva sembrare ai suoi di bambino. Poi col tempo diventa luogo accogliente e che non giudica, il posto esatto dove rinchiudersi per non affrontare la prima delusione d'amore o i primi fallimenti scolastici e lavorativi. Ma esattamente come crescendo è necessario staccarsi dalla protezione dei propri genitori, così allo stesso modo il giovane JR capirà che per crescere dovrà prendere il largo da questa strana figura paterna. Ma non è solo la vicenda narrata ad essere interessata, è lo stile di Moehringer ad essere estremamente coinvolgente. Durante la lettura sembra di essere attorniati dagli avventori del pub immersi nell'atmosfera fumosa tipica dei bar inglesi. Il tutto grazie alla scrittura semplice, diretta, giornalistica dell'autore, che non per niente ha anche vinto il Pulitzer . Un buon libro onesto, commovente in certe parti e divertente in certe altre. Una bella scoperta insomma.

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Titolo originale: The Tender Bar
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domenica 3 marzo 2013

DOVE IL SOLE NON SORGE MAI - Giorgio Scerbanenco

E' il secondo romanzo di Scerbanenco che leggo, a distanza di qualche anno dal primo. Mi ero ripromessa più volte di leggere nuovamento qualcosa di questo autore, ma non ho mai saputo scegliere cosa leggere. Poi mi sono ritrovata tra le mani Dove il sole non sorge mai. E devo dire di non essere rimasta per niente delusa, anzi. Scerbanenco è famoso soprattutto per i suoi romanzi gialli/noir con ambientazione milanese, questo romanzo però è diverso, più rosa che giallo. Ma che rosa! La trama è tutto sommato molto semplice: la giovane contessa Emanuela Sinistalchi, appena quindicenne, viene arrestata e portata in un riformatorio femminile a seguito di un grosso equivoco, che tuttavia la fa risultare complice di un reato davanti agli occhi della legge. E qui il lettore inizia la discesa agli inferi con la giovane protagonista, dove la crudeltà non è legata a crimini efferati o a cattivi spietati, ma alla freddezza delle istituzioni, polizia e addetti dei riformatori, che non capiscono il dramma e la profondità di Emanuela e alla cattiveria delle sue compagne di reclusione disposte a tutto pur di galleggiare e rendere il meno difficile possibile la loro esistenza. C'è una sola speranza per Emanuela, l'amore, a cui si aggrapperà con tutta se stessa e che la guiderà come un faro nella notte. La potenza dell'autore ucraino sta nella suo linguaggio asciutto, senza fronzoli che ci colpisce in piena faccia. Un libro consigliato ai lettori di gialli, ma anche a chi cerca una storia fuori dall'ordinario.

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