sabato 29 giugno 2013

OPEN. LA MIA STORA - Andre Agassi

Non so perché abbia deciso di leggere Open di Agassi. Non sono un'amante del tennis, se mi capita do un'occhiata a qualche partita in tv, ma non è uno sport che mi appassiona particolarmente. Agassi me lo ricordavo più per il gossip fiorito intorno a lui e alla sua relazione con Brooke Shields che per le sue imprese sportive. Ma era stato così tanto in classifica dei libri più venduti, che ad un certo punto non ho più retto alla curiosità. E meno male, perché altrimenti mi sarei persa una gran bella lettura. A prima vista potrebbe sembrare la classica storia del sogno americano: un bambino di una famiglia disadattata si scopre con un grande talento e lavorando sodo riesce a far successo. Ma solitamente in questo tipo di storie il protagonista ama il suo talento e pur dovendo faticare per metterlo a frutto non potrebbe farne a meno. Per Agassi non è così. Agassi odia il tennis e lo odia con tu se stesso, ma non sa fare altro. E tutto il racconto si incentra su questo conflitto tra il dover fare una cosa che ci riesce bene e che ci conduce al successo, e la ricerca vera di se stessi. Agassi non si nasconde. Ci racconta della sua infanzia e delle aspettative di suo padre per cui contava solo che lui diventasse un campione. Ci parla delle sue sconfitte, non solo sul campo, e delle sue vittorie, svelandoci come "una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta". Ci racconta della sua vita privata e di come abbia finalmente trovato una ragione di vita nella sua famiglia e nell'aiutare gli altri. E ovviamente ci racconta il tennis. Ma è un caso che sia il tennis, potrebbe essere qualunque altro lavoro, perché Open non è la storia di un'atleta, ma la storia di un uomo. Assolutamente consigliato a tutti.

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mercoledì 26 giugno 2013

CINQUE STORIE FERRARESI - Giorgio Bassani

Ferrrara è il filo comune che collega le 5 storie raccontate da Bassani in questa raccolta. La cittadina di provincia viene descritta dall'autore nei più minimi dettagli, al punto che ritrovandosi veramente a passeggiare per le sue vie si ci aspetta di potersi imbattere da un momento all'altro in uno dei protagonisti da questi racconti. La minuta descrizione della città viene fatta da Bassani non per sfoggio manieristico e per semplice amore del dettaglio, ma ha uno scopo ben preciso. Connotare fisicamente lo sfondo delle vicende raccontate, rendere riconoscibili gli ambienti come reali serve a far percepire al lettore come vere anche le vicende narrate che prendono così una natura universale, e non più di mero episodio. I temi toccati sono diversi: il desiderio di maternità, l'accidia della vita di provincia, il fascismo e l'antifascismo, il dolore personale che si confronta con quello sociale. Non è una lettura facile, Bassani ci mette di fronte a questioni e a situazioni che mettono in difficoltà certe convizioni che si hanno su come si ci sarebbe comportati in circostanze simili.

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martedì 25 giugno 2013

ADDIO ALLE ARMI - Ernest Hemingway

Stile asciutto quello di Hemingway, frasi scritte a muso duro, dialoghi frammentati, a volte spiazzanti. Addio alle armi lascia frastornati, momenti di quiete si alternano ad altri più frenetici, con un fondo di tensione costante che permea tutta la storia. Il protagonista non è mai del tutto sereno, anche in quei momenti nei quali sembra esserlo, come se in lui si agitasse costantemente lo spettro di un oscuro destino.
Hemingway ci mette in guardia, la vita è effimera, in balia della Morte, qualunque cosa facciamo, ogni gioia che viviamo sarà sempre oscurata almeno in parte dalla sua ombra. Per questo egli la odia e la sfida, andando là dove regna sovrana, nei campi di battaglia, là dove, in un Italia dissanguata, si consuma il dramma della Grande Guerra. La sfiorerà più volte, senza paura poiché è consapevole del rischio ma è solo così che sente di poterla in qualche modo contrastare, solo così riesce a sentirsi vivo e padrone del proprio destino.
Tuttavia, appena la sua lotta si interrompe e cede alle lusinghe di una vita più tranquilla, dell'amore, della famiglia, la Morte torna a minacciarlo e lui a temerla perché non può affrontarla. Ogni piccolo traguardo ha un sapore amaro, lo spettro della rovina aleggia sui due amanti, la loro è una vita in fuga, senza futuro, vissuta alla giornata. Non resta che aggrapparsi al presente, godere di ogni attimo come fosse l'ultimo, rendendo così ogni piccolo gesto, ogni singolo momento importanti, unici. Ecco, forse è questa l'unica arma che ci resta, assaporare ogni attimo, dando ad esso l'importanza del momento più bello, perché rispetto al nulla, anch'esso sarà immenso.
Una vita decadente, senza futuro o al contrario romantica ed eroica perché vissuta con coraggio pur sapendo la tragica fine che ci attende? Forse la sintesi fra i due estremi conduce alla giusta via di mezzo.
Addio alle armi è un romanzo tormentato, tortuoso, immerso nella pioggia e nella nebbia con rari sprazzi di luce, il cui contrasto ferisce gli occhi. Ma non per questo è ingeneroso, giunti alla fine vi lascerà qualcosa.

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sabato 22 giugno 2013

IL CENTODELITTI - Giorgio Scerbanenco

I racconti andrebbero letti con calma, meglio uno o al massimo due al giorno, per evitare di portarsi dietro da uno all'altro echi e sensazioni. Ma quelli raccolti nel Centodelitti di Scerbanenco sono esattamente come le ciliegie: uno tira l'altro ed è assolutamente impossibile smettere. Nel volume sono raccolti 100 racconti scritti in pochi più di 2 anni a partire dal 1963 per essere pubblicati su una rivista femminile. E sono tutti talmente belli, anche quelli appena accennati, da chiedersi come sia possibile che tutto questo sia stato partorito da un'unica penna. La bellezza di questi racconti non sta tanto nella trama, che in poche pagine spesso riesce appena da abbozzarsi, ma nella capacità di Scerbanenco di delineare, quasi come una fotografia, con pochi tratti ambienti ed emozioni. E proprio grazie a questa capacità la lettura di questi racconti diventa un viaggio all'interno della società italiana di quegli anni, da Milano a Napoli, passando per Torino e la Sicilia. Un viaggio attraverso i diversi strati sociali dell'Italia del boom dove convivono ricchezza e povertà, imprenditoria e malavita, ma in cui gli uomini e le donne soffrono degli stessi mali e sono mossi dalle medesime pulsioni. Scerbanenco, volutamente, non si sofferma tanto sulle azioni delittuose che i protagonisti dei suoi racconti compiono, ma cerca di illustrarcene le motivazioni e le cause che le hanno determinate: ansie, frustrazioni, desideri. Quasi come se il suo intento fosse quello di creare una sorta di compendio di dolori e di tristezze umane. E ancora una volta il grande maestro del noir colpisce ancora.

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sabato 15 giugno 2013

AGNES BROWNE MAMMA - Brendan O'Carroll

Sinceramente non so che dire di Agnes Browne Mamma di O'Carroll. Approdata a questo romanzo dopo aver lette diverse critiche entusiaste, a me è sembrato un pò insipido. La storia è quella di Agnes Browne, proletaria dublinese degli anni 70, e dei suoi sette figli. E' un libro leggero, in certi punti anche molto divertente, ma alla fine della lettura non mi ha lasciato assolutamente nulla. Ed è un peccato, perchè ad approfondire di temi interessanti ce ne sarebbero potuti essere diversi. Cominciamo dalla situazione femminile in un paese cattolico come l'Irlanda negli anni 60. Agnes rimane sposata per anni ad un uomo arido, che la picchia ma da cui non si allontana. E qui non si capisce se non lo fa perchè non può, perchè non vuole o perchè la società del tempo non lo permetteva. Altro tema appena accennato è quello dell'oscurantismo cattolico ben rappresentato dal moto di ribelione di Agnes di fronte alle angheria di un'insegnate della scuola cattolica della figlia, o dalla conversazione molto divertente sull'orgasmo, questo sconosciuto. L'autore si limita invece a tratteggiare un ritratto di una donna gioviale e della sua famiglia, lasciando le tematiche sociali appena accennate. Il risultato è una lettura scorrevole e di puro intrattenimento, ma che sinceramente, avrei anche potuto evitarmi.

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Titolo originale: The mammy
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mercoledì 5 giugno 2013

IL CASO JANE EYRE - Jasper Fforde

Considerate le sue caratteristiche, il caso Jane Eyre di Jasper Fforde non poteva che piacermi e divertirmi. Inanzitutto è un romanzo di fantascienza, e io adoro la fantascienza. In realtà la definizione più calzante è quella di fantastoria. Le vicende sono, infatti, ambientate in un 1985 alternativo in cui Russia e Francia sono ancora impegnate nella guerra di Crimea e la letteratura è parte fondante della società. Al punto che esistono delle vere e proprie fazioni che sostengono un autore piuttosto che un altro. E qui veniamo all'altra caratteristica per cui non potevo non leggere Il Caso Jane Eyre. E' un romanzo che parla di altri romanzi, metaletteratura insomma. Ma lo fa in maniera geniale, divertente e appassionante. Protagonista della vicenda è Thursday Next, di professione detective letteraria. Il suo lavoro consiste nello sconfiggere i crimini contro i romanzi e contro la letteratura e nello svolgersi della narrazione la seguiamo alle prese con il furto della copia originale di Jane Eyre. Ma l'aspetto che più me lo ha fatto amare è l'idea, assolutamente geniale, che il mondo reale e quello letterario e di finzione dei romanzi siano in qualche modo collegati e sia possibile entrare dentro i romanzi e interagire con i protagonisti degli stessi. Geniale a mio parere è l'idea che gli eroi letterari siano coscienti di essere parte di un romanzo e di dover recitare in eterno sempre le stesse battute, così come l'idea di poterli seguire in tutti quei momenti che non sono narrati nei romanzi in cui si muovono. E questa è probabilmente l'elemento più divertente e più originale. Ammetto che la trama in qualche punto fa un pò acqua, certi passaggi non sono proprio chiari, ma l'ambientazione, la descrizione della società e le trovate relative al mondo dei libri sono più che sufficienti a far dimenticare alcuni elementi un pò confusi. Un bel romanzo per trascorrere piacevolmente alcune ore, alla fine del quale sarà impossibile non chiedersi in quale libro si vorrebbe entrare. Io un paio di idee ce le ho, e voi?

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Titolo originale: The Eyre Affair
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