sabato 29 giugno 2013

OPEN. LA MIA STORA - Andre Agassi

Non so perché abbia deciso di leggere Open di Agassi. Non sono un'amante del tennis, se mi capita do un'occhiata a qualche partita in tv, ma non è uno sport che mi appassiona particolarmente. Agassi me lo ricordavo più per il gossip fiorito intorno a lui e alla sua relazione con Brooke Shields che per le sue imprese sportive. Ma era stato così tanto in classifica dei libri più venduti, che ad un certo punto non ho più retto alla curiosità. E meno male, perché altrimenti mi sarei persa una gran bella lettura. A prima vista potrebbe sembrare la classica storia del sogno americano: un bambino di una famiglia disadattata si scopre con un grande talento e lavorando sodo riesce a far successo. Ma solitamente in questo tipo di storie il protagonista ama il suo talento e pur dovendo faticare per metterlo a frutto non potrebbe farne a meno. Per Agassi non è così. Agassi odia il tennis e lo odia con tu se stesso, ma non sa fare altro. E tutto il racconto si incentra su questo conflitto tra il dover fare una cosa che ci riesce bene e che ci conduce al successo, e la ricerca vera di se stessi. Agassi non si nasconde. Ci racconta della sua infanzia e delle aspettative di suo padre per cui contava solo che lui diventasse un campione. Ci parla delle sue sconfitte, non solo sul campo, e delle sue vittorie, svelandoci come "una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta". Ci racconta della sua vita privata e di come abbia finalmente trovato una ragione di vita nella sua famiglia e nell'aiutare gli altri. E ovviamente ci racconta il tennis. Ma è un caso che sia il tennis, potrebbe essere qualunque altro lavoro, perché Open non è la storia di un'atleta, ma la storia di un uomo. Assolutamente consigliato a tutti.

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