Come ogni scrittore russo che si rispetti, anche Pasternak propone una storia dal sapore epico. Il fatalismo trasuda da ogni pagina, impregna tutta la vita del dottor Zivago, così come quella di coloro che ruotano intorno alla sua orbita. Accettare il proprio destino con così quieta rassegnazione significa riconoscere la propria impotenza nel plasmare il futuro. Tuttavia questo non significa automaticamente essere inetti. Il dottor Zivago passa l'intera propria esistenza nel tentativo di migliorare la propria condizione di vita, soprattutto di realizzare il suo più grande sogno, quello di scrivere e vivere della propria creatività e conoscenza. Ma la sua esistenza sarà sempre osteggiata da difficoltà esterne alla propria sfera di influenza, vittima di movimenti di portata cosmica che lo travolgono. Zivago, senza saperlo, è un eroe e sopravviverà a ogni bufera, sempre schiacciato da eventi apparentemente incontrastabili eppure sempre in grado di rialzarsi e ricominciare. Zivago incarna la vittoria dell'uomo sulle ideologie, le quali, pensate per dare ordine all'umana esistenza, finiscono fatalmente per schiacciarlo, troppo infarcite di alti intenti e poco inclini ad occuparsi dei bisogni più quotidiani ma anche più importanti: l'amore, la fame, la salute. Tutto ciò che è istituzionalizzato e che tenta di dare un ordine all'esistenza umana, finisce inevitabilmente col fallire di fronte a queste esigenze basilari. Solo una cosa può rappresentare un riferimento per l'Uomo moderno e cioè il Dio cristiano, in particolare il Cristo, l'unico modello al quale ispirarsi. L'unico al quale chiedere perdono e comprensione nel momento in cui il mondo in cui viviamo non può concederlo.
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