mercoledì 23 aprile 2008

LA DONNA DELLA DOMENICA - Fruttero e Lucentini

Per capire fino in fondo un libro di Fruttero e Lucentini, e in particolar modo La donna della Domenica, bisognerebbe avere l'occasione di passare un po' di tempo a passeggio per le vie di Torino, attraversando piazza San Carlo, percorrendo via Barbaroux e raggiungendo il mercato di Porta Palazzo lanciando uno sguardo alla piazza del municipio. E non per un semplice desiderio di capire la toponomastica che nelle loro storie viene inevitabilmente citata bensì soprattutto per capire fino in fondo il carattere di una città e della gente che vi abita che in questo romanzo in particolare viene così bene illustrata.
La definizione di “giallo” non può che star stretta a un'opera che fa del delitto e della descrizione delle indagini un semplice comprimario, rispetto ai protagonisti veri e propri, cioè i Torinesi, quelli che a Torino ci sono nati e quelli che ci sono arrivati spinti dal desiderio di una vita migliore. Fra questi il nostro infallibile commissario, il quale, diversamente dalla maggior parte degli altri immigrati, è affascinato da Torino, cerca di capirla, di scostare quel velo leggero nel quale essa si avvolge. Il problema è riuscirci ma non perché si tenti di impedirlo, Torino è una città chiusa solo in apparenza. Si tratta di scoprire il modo per scostare il velo, dopodiché non servirà nessun particolare sforzo. Il difficile è trovare la chiave di volta e il nostro commissario ha tutte le carte in regola per riuscirci: niente azione, niente forza bruta, ragionamento e perspicacia saranno gli strumenti coi quali saprà farsi largo fra i misteri e gli intrighi di una società proiettata al futuro ma che resta ancora e sempre legata ai suoi lenti ritmi provinciali


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