La storia raccontata in questo libro da Victor Hugo è spietata, crudele e annienta il lettore con la propria brutalità. Tutto lo sdegno che l'autore nutre nei confronti dei propri simili viene riversato in queste pagine con una tale furia da lasciare avviliti. Terminata l'ultima pagina non possiamo che sentirci come il bambino che, preda della propria incontrollabile curiosità, afferra la farfalla per ammirarla più da vicino, senza capire che così facendo ne spezzerà le ali, impedendole per sempre di volare.
Notre-Dame de Paris rappresenta con efficacia la bellezza del mondo nelle sue diverse forme, anche quella umana, non solo del fisico ma anche del pensiero. E ciò che dona questa bellezza è l'amore, inteso come sentimento, unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi per raggiungere la redenzione. Chi non riesce o non vuole essere impregnato di amore, finisce col diventare arido, con l'apprezzare solo gli effimeri piaceri che possono dare un sollievo momentaneo al nostro vivere quotidiano ma che non offrono nulla alla nostra anima. Ed ecco che, privi di questo sentimento, di fronte alla farfalla, non riusciamo a coglierne la grazia e ci rendiamo grotteschi, poiché è una bellezza così evidente che non possiamo esserne indifferenti ma non la capiamo e, frustrati, l'acchiappiamo, per portarla vicino ai nostri occhi, osservarla con attenzione, come se, così facendo, potessimo finalmente penetrarne il segreto. Ma tutto ciò che saremo riusciti a fare, sarà distruggerla, senza nemmeno far fatica, perché l'amore non dà difese, l'amore rende fiduciosi e spinge ad abbandonarsi fra le braccia di qualcuno che crediamo abbia capito il nostro stesso sentimento e invece ne è privo. Quando questo verrà capito sarà troppo tardi, la farfalla sarà morta e la sua bellezza con essa.
Come dicevo, questo libro è spietato, lascia le guance brucianti laddove sono state schiaffeggiate e non offre una carezza per alleviare il dolore.
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