Raccontarsi a uno sconosciuto sembra essere sempre più semplice che farlo con chi ci sta accanto e ci conosce. Solitamente si teme il giudizio delle persone care o di esporsi troppo offrendosi completamente all'altro. Questo tipo di pericolo, invece, siamo portati a pensare, non si può presentare con uno sconosciuto, con una persona che non abbiamo mai visto e che non vedremo mai più. Si dimentica però che il pericolo non è raccontarsi a qualcun'altro, ma raccontarsi a se stessi. E da se stessi, nel caso in cui si ci scopra troppo, è difficile fuggire.
Lo impareranno a loro spese i protagonisti del romanzo epistolare "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman. Un uomo vede ad una festa una donna e, colpito dalla sua figura, le scrive una lettera proponendole di intraprendere un rapporto totale e aperto, libero da ogni velo e basato esclusivamente sulla parola. Inizia così per entrambi un viaggio intimo e profondo verso l'altro, ma soprattutto in se stessi, che li porterà a scoprire e rilevare elementi della propria personalità che sempre avevano tenuto nascosti. Ma la profondità di questo rapporto spaventa l'uomo che finisce col decidere di continuare la propria esistenza, ricacciando indietro tutto ciò che lo scambio di lettere aveva portato a galla. E' un racconto intimo, suggestivo in cui Grossman ci svela la potenza e la sensualità delle parole, aiutandoci a capire quanto sia difficile raggiungere e capire l'intimo dell'altro e di se stessi.
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