Tomasi di Lampedusa non si limita a scrivere, egli dipinge con le parole. Quest'uomo ha il dono di saper tratteggiare con pochi, rapidi e decisi colpi di pennello ritratti e paesaggi. La scrittura è sempre incisiva, non servono lunghe descrizioni o giri di parole, in poche battute l'immagine di don Fabrizio è già bella definita, l'estate siciliana così limpida che pare di sentirne il calore sulla pelle. Il Gattopardo è prima di tutto una meraviglia di estetica letteraria, Tomasi di Lampedusa sa usare bene le parole, egli seduce il lettore, ne cattura l'attenzione, l'occhio della mente, è come trovarsi di fronte un dipinto opulento e restarne affascinati.
Tuttavia il romanzo ha una sua profondità che la bellezza di cui è dotato riesce a comunicare con efficacia. Il Gattopardo infatti è la storia della fine di un'epoca o meglio, della fine di una classe sociale. L'elemento scatenante è Garibaldi e i suoi mille, la vittima illustre è l'aristocrazia. Nella seconda metà dell'Ottocento italiano, l'aristocrazia viveva ormai solo più specchiandosi nella propria immagine riflessa. In particolar modo nel meridione, dove il regno delle Due Sicilie consumava i suoi ultimi, decadenti giorni. Ma la classe sociale che per secoli aveva dominato l'Italia era in declino ovunque si volgesse lo sguardo, compresi i Savoia dai quali tutto aveva avuto inizio. Il vero flagello dell'aristocrazia infatti non era Garibaldi o Mazzini con le sue idee rivoluzionarie bensì altri due ancor più risoluti avversari: la propria stessa stanchezza e la nuova classe sociale emergente, cioè la borghesia.
Tomasi di Lampedusa si serve della nobile famiglia dei Salina per raccontarci la vera rivoluzione italiana che non è quella dei carbonari e dell'eroe dei Due Mondi ma quella del lento, inesorabile incedere dei latifondisti, degli industriali, dei banchieri, di coloro insomma che hanno grandi disponibilità di denaro col quale comprare a poco a poco tutto ciò che un tempo era stato proprietà di principi e baroni, gli stessi che hanno perduto il nerbo del comando col quale un tempo si imponevano.
E' il mondo che cambia, il passaggio di consegne fra chi è troppo vecchio e stanco per continuare e chi invece possiede l'entusiasmo e la forza necessarie per condurre i giochi. Solo un'entità resiste al passare del tempo, la Chiesa, che non si schiera ma si accompagna sempre a chi è destinato al comando, garantendosi così l'immortalità.
Lo sfondo di questa grande storia è una Sicilia incerta, solleticata dai venti di rinnovamento ma trattenuta, fiaccata da un passato di dominazioni, in parte dell'uomo, in parte della natura, che l'hanno ormai privata dello slancio necessario per rendersi protagonista del cambiamento in atto. Tomasi di Lampedusa ce la descrive con l'amarezza e la frustrazione di chi sa che il cambiamento è necessario ma anche che esso non arriverà mai perché manca la forza per compierlo. Un romanzo ancora molto attuale, nonostante parli di un'epoca lontana più di un secolo.
Ulteriori informazioni su Tomasi di Lampedusa
Visita il sito del Parco culturale del Gattopardo
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